sábado, 26 de agosto de 2023

Razza adamitica / A Raça Adâmica.

Razza adamitica.

38. Secondo l'insegnamento degli Spiriti, è una di queste grandi immigrazioni o, se si preferisce, una di queste colonie di Spiriti, venuti da un'altra sfera, ad aver dato origine alla razza simbolizzata nella persona di Adamo e, per questa ragione, chiamata razza adamitica. Quando questa è arrivata, la Terra era popolata da tempo immemorabile, come l'America quando vi sono giunti gli europei.

La razza adamitica, più avanzata delle razze che l'avevano preceduta sulla Terra, è in effetti la più intelligente ed è quella che spinge al progresso tutte le altre. La Genesi ce la mostra, fin dai suoi inizi, industriosa, atta alle arti e alle scienze, senza esser passata attraverso l'infanzia intellettuale, la qual cosa non è caratteristica delle razze primitive, ma concorda con l'opinione 'secondo cui si componeva di Spiriti che erano già progrediti. Tutto prova che tale razza non è affatto antica sulla Terra, e nulla si oppone all'ipotesi che essa si trovi qui soltanto da alcune migliaia di anni. Ciò non sarebbe in contraddizione né con le prove geologiche né con le osservazioni antropologiche, anzi tenderebbe, al contrario, a confermarle.

39. La dottrina che fa procedere tutto il genere umano da una sola individualità, da seimila anni, non è ammissibile allo stato attuale delle conoscenze. Riassumeremo ora i vari punti delle principali considerazioni, che contraddicono tale dottrina, tratte dall'ordine fisico e dall'ordine morale.

Dal punto di vista fisiologico, certe razze presentano particolari tipi caratteristici che non consentono di assegnare loro una origine comune. Ci sono differenze che non sono, in modo evidente l'effetto del clima, poiché i bianchi che si riproducono nel paese dei negri non diventano neri, e viceversa. L'ardore del sole brucia e abbronza l'epidermide, ma non ha mai trasformato un bianco in negro, non ha mai appiattito il naso, cambiato la linea dei tratti della fisionomia, né reso crespi e lanosi dei capelli lunghi e setosi. Si sa oggi che il colore della pelle del negro proviene da un particolare tessuto sottocutaneo che attiene alla specie.

Bisogna, perciò, considerare le razze negre, mongoliche, caucasiche come razze che hanno una loro propria origine e che hanno tratto origine simultaneamente o successivamente su differenti parti del globo; il loro incrocio ha prodotto le razze miste secondarie. I caratteri fisiologici delle razze primitive sono l'indice evidente che esse provengono da tipi speciali. Le stesse considerazioni si applicano, di conseguenza, all'uomo come agli animali, per quanto concerne la pluralità delle stirpi (cap. X, n. 2 e ss.).

40. Adamo e i suoi discendenti sono rappresentati nella Genesi come uomini essenzialmente intelligenti, poiché, fin dalla seconda generazione, costruiscono città, coltivano la terra, lavorano i metalli. Rapidi e costanti nel tempo sono i loro progressi nelle arti e nelle scienze. Non si potrebbe, pertanto, concepire che questa stirpe abbia avuto per discendenti popoli numerosi così arretrati, d'una intelligenza tanto rudimentale, che ancor oggi essi sfiorano l'animalità; popoli che avrebbero perduto ogni traccia e perfino il minimo ricordo di ciò che facevano i loro padri. Una differenza così radicale nelle attitudini intellettive e nello sviluppo morale attesta, con non meno evidenza, una differenza d'origine.

41. Indipendentemente dai fatti geologici, la prova dell'esistenza dell'uomo sulla Terra prima dell'epoca fissata dalla Genesi è tratta dalla popolazione del globo.

Senza parlare della cronologia cinese, che risale, si dice, a trentamila anni fa, documenti più autentici attestano che l'Egitto, l'India e altri paesi erano popolati e fiorenti almeno tremila anni prima dell'era cristiana e, di conseguenza, mille anni dopo la creazione del primo uomo, secondo la cronologia biblica. Documenti e osservazioni recenti non lasciano oggi alcun dubbio sui rapporti che sono esistiti tra l'America e gli antichi Egizi. Da ciò, bisogna concludere che quel paese, a quell'epoca, era già popolato. Bisognerebbe allora ammettere che in mille anni la posterità di un solo uomo ha potuto coprire la maggior parte della Terra. Orbene, una simile fecondità sarebbe in antagonismo con tutte le leggi antropologiche. [48]

"Non è opportuno pubblicare prematuramente le scoperte fatte, dal punto di vista della storia dell'uomo, dalla recente spedizione scientifica del Messico. Tuttavia nulla si oppone affinché il pubblico sappia, fin d'ora, che l'esplorazione ha segnalato l'esistenza di un gran numero di città, con il tempo scomparse, ma che il piccone e l'incendio possono trarre dalla loro tomba. Gli scavi hanno dappertutto portato alla luce tre strati di civilizzazione che sembrano dare al mondo americano un'antichità favolosa".

È così che, ogni giorno, la scienza viene a dare la smentita dei fatti alla dottrina che limita a 6000 anni fa l'apparizione dell'uomo sulla Terra e pretende di farlo derivare da un'unica stirpe.

*[48] L'Esposizione Universale del 1867 ha presentato delle antichità provenienti dal Messico, che non lasciano alcun dubbio sui rapporti che i popoli di questo paese hanno avuto con gli antichi Egizi. Léon Méchedin, in una nota affissa nel tempio messicano dell'Esposizione, si esprimeva così:

42. L'impossibilità diventa ancora più evidente se si ammette, con la Genesi, che il diluvio ha distrutto tutto il genere umano, a eccezione di Noè e della sua famiglia, che non era numerosa, nell'anno del mondo 1656, ossia 2348 anni prima dell'era cristiana. In realtà sarebbe, dunque, soltanto da Noè che daterebbe il popolamento del globo. Ora, quando gli Ebrei si stabilirono in Egitto, 612 anni dopo il diluvio, c'era già un potente impero, che sarebbe stato popolato — senza parlare degli altri paesi —, in meno di sei secoli, dai soli discendenti di Noè, la qual cosa non è ammissibile.

Osserviamo, incidentalmente, che gli Egizi accolsero gli Ebrei come stranieri. Ci sarebbe da meravigliarsi che avessero perduto il ricordo di una comunanza di origine così vicina, mentre conservavano religiosamente i monumenti della loro storia.

Una logica rigorosa, corroborata dai fatti, dimostra quindi nella maniera più perentoria che l'uomo è sulla Terra da un tempo indeterminato, molto anteriore all'epoca assegnata dalla Genesi. Lo stesso accadde per quanto riguarda la diversità delle stirpi primitive: infatti, dimostrare l'impossibilità di una proposizione significa dimostrare la proposizione contraria. Se la geologia scopre tracce autentiche della presenza dell'uomo prima del grande periodo diluviale, la dimostrazione sarà ancora più assoluta.

         LA GENESI – Allan Kardec.

A Raça Adâmica.

38. De acordo com o ensino dos Espíritos, foi uma dessas grandes imigrações, ou, se quiserem, uma dessas colônias de Espíritos, vinda de outra esfera, que deu origem à raça simbolizada na pessoa de Adão e, por essa razão mesma, chamada raça adâmica. Quando ela aqui chegou, a Terra já estava povoada desde tempos imemoriais, como a América, quando aí chegaram os europeus.

Mais adiantada do que as que a tinham precedido neste planeta, a raça adâmica é, com efeito, a mais inteligente, a que impele ao progresso todas as outras. A Gênese no­la mostra, desde os seus primórdios, industriosa, apta às artes e às ciências, sem haver passado aqui pela infância espiritual, o que não se dá com as raças primitivas, mas concorda com a opinião de que ela se compunha de Espíritos que já tinham progredido bastante. Tudo prova que a raça adâmica não é antiga na Terra e nada se opõe a que seja considerada como habitando este globo desde apenas alguns milhares de anos, o que não estaria em contradição nem com os fatos geológicos, nem com as observações antropológicas, antes tenderia a confirmá-las.

39. No estado atual dos conhecimentos, não é admissível a doutrina segundo a qual todo o gênero humano procede de uma individualidade única, de há seis mil anos somente a esta parte. Tomadas à ordem física e à ordem moral, as considerações que a contradizem se resumem no seguinte:

Do ponto de vista fisiológico, algumas raças apresentam característicos tipos particulares, que não permitem se lhes assinale uma origem comum. Há diferenças que evidentemente não são simples efeito do clima, pois que os brancos que se reproduzem nos países dos negros não se tornam negros e reciprocamente. O ardor do Sol tosta e brune a epiderme, porém nunca transformou um branco em negro, nem lhe achatou o nariz, ou mudou a forma dos traços da fisionomia, nem lhe tornou lanzudo e encarapinhado o cabelo comprido e sedoso. Sabe­-se hoje que a cor do negro provém de um tecido especial subcutâneo, peculiar à espécie.

Há-se, pois, de considerar as raças negras, mongólicas, caucásicas como tendo origem própria, como tendo nascido simultânea ou sucessivamente em diversas partes do globo. O cruzamento delas produziu as raças mistas secundárias. Os caracteres fisiológicos das raças primitivas constituem indício evidente de que elas procedem de tipos especiais. As mesmas considerações se aplicam, conseguintemente, assim aos homens, quanto aos animais, no que concerne à pluralidade dos troncos. (Cap. X, n. os 2 e seguintes.)

40. Adão e seus descendentes são apresentados na Gênese como homens sobremaneira inteligentes, pois que, desde a segunda geração, constroem cidades, cultivam a terra, trabalham os metais. São rápidos e duradouros seus progressos nas artes e nas ciências. Não se conceberia, portanto, que esse tronco tenha tido, como ramos, numerosos povos tão atrasados, de inteligência tão rudimentar, que ainda em nossos dias rastejam a animalidade, que hajam perdido todos os traços e, até, a menor lembrança do que faziam seus pais. Tão radical diferença nas aptidões intelectuais e no desenvolvimento moral atesta, com evidência não menor, uma diferença de origem.

41. Independentemente dos fatos geológicos, da população do globo se tira a prova da existência do homem na Terra, antes da época fixada pela Gênese. Sem falar da cronologia chinesa, que remonta, dizem, a trinta mil anos, documentos mais autênticos provam que o Egito, a Índia e outros países já eram povoados e floresciam, pelo menos, três mil anos antes da era cristã, mil anos, portanto, depois da criação do primeiro homem, segundo a cronologia bíblica. Documentos e observações recentes não consentem hoje dúvida alguma quanto às relações que existiram entre a América e os antigos egípcios, donde se tem de concluir que essa região já era povoada naquela época. Forçoso então seria admitir­-se que, em mil anos, a posteridade de um único homem pôde povoar a maior parte da Terra. Ora, semelhante fecundidade estaria em antagonismo com todas as leis antropológicas.*

* Na Exposição Universal de 1867, apresentaram-­se antiguidades do México que nenhuma dúvida deixam sobre as relações que os povos desse país tiveram com os antigos egípcios. O Sr. Léon Méchedin, numa nota afixada no templo mexicano da Exposição, assim se exprimia:

“Não é conveniente se publiquem, prematuramente, as descobertas feitas, do ponto de vista da história do homem, pela recente expedição científica do México. Entretanto, nada se opõe a que o público saiba, desde já, que a exploração assinalou a existência de grande numero de cidades desaparecidas com o tempo, mas que a picareta e o incêndio podem retirar de suas mortalhas. As escavações puseram a descoberto, por toda parte, três camadas de civilizações, que dão ao mundo americano uma antiguidade fabulosa.”

É assim que todos os dias a ciência opõe o desmentido dos fatos à doutrina que limita a 6.000 anos a aparição do homem na Terra e pretende fazê-lo derivar de um tronco único.

42. Ainda mais evidente se torna a impossibilidade, desde que se admita, com a Gênese, que o dilúvio destruiu todo o gênero humano, com exceção de Noé e de sua família, que não era numerosa, no ano de 1656 do mundo, ou seja, 2.348 anos antes da era cristã. Em realidade, pois, daquele patriarca é que dataria o povoamento da Terra. Ora, quando os hebreus se estabeleceram no Egito, 612 anos após o dilúvio, já o Egito era um poderoso império, que teria sido povoado, sem falar de outros países, em menos de seis séculos, só pelos descendentes de Noé, o que não é admissível.

Notemos, de passagem, que os egípcios acolheram os hebreus como estrangeiros. Seria de espantar que houvessem perdido a lembrança de uma tão próxima comunidade de origem, quando conservaram religiosamente os monumentos de sua história.

Rigorosa lógica, com os fatos a corroborá-­la da maneira mais peremptória, mostra, pois, que o homem está na Terra desde tempo indeterminado, muito anterior à época que a Gênese assinala. O mesmo ocorre com a diversidade dos troncos primitivos, porquanto demonstrar a impossibilidade de uma proposição é demonstrar a proposição contrária. Se a geologia descobrir traços autênticos da presença do homem antes do grande período diluviano, ainda mais completa é a demonstração.

A Gênese – Allan Kardec.

"Amor rima com liberdade" en Esperanto

Doutrina dos anjos decaídos e da perda do paraíso / Doctrine of Fallen Angels and of Paradise Lost. (*)

 

Doutrina dos anjos decaídos e da perda do paraíso.

* Quando, na Revue spirite de janeiro de 1862, publicamos um artigo sobre a interpretação da doutrina dos anjos decaídos, apresentamos essa teoria como simples hipótese, sem outra autoridade afora a de uma opinião pessoal controversível, porque nos faltavam então elementos bastantes para uma afirmação peremptória. Expusemo­-la a título de ensaio, tendo em vista provocar o exame da questão, decidido, porém, a abandoná-­la ou modificá-­la, se fosse preciso. Presentemente, essa teoria já passou pela prova do controle universal. Não só foi bem aceita pela maioria dos espíritas, como a mais racional e a mais concorde com a soberana justiça de Deus, mas também foi confirmada pela generalidade das instruções que os Espíritos deram sobre o assunto. O mesmo se verificou com a que concerne à origem da raça adâmica.

43. Os mundos progridem, fisicamente, pela elaboração da matéria e, moralmente, pela purificação dos Espíritos que os habitam. A felicidade neles está na razão direta da predominância do bem sobre o mal e a predominância do bem resulta do adiantamento moral dos Espíritos. O progresso intelectual não basta, pois que com a inteligência podem eles fazer o mal.

Logo que um mundo tem chegado a um de seus períodos de transformação, a fim de ascender na hierarquia dos mundos, operam-­se mutações na sua população encarnada e desencarnada. É quando se dão as grandes emigrações e imigrações (n. os 34 e 35). Os que, apesar da sua inteligência e do seu saber, perseveraram no mal, sempre revoltados contra Deus e suas leis, se tornariam daí em diante um embaraço ao ulterior progresso moral, uma causa permanente de perturbação para a tranquilidade e a felicidade dos bons, pelo que são excluídos da humanidade a que até então pertenceram e tangidos para mundos menos adiantados, onde aplicarão a inteligência e a intuição dos conhecimentos que adquiriram ao progresso daqueles entre os quais passam a viver, ao mesmo tempo que expiarão, por uma série de existências penosas e por meio de árduo trabalho, suas passadas faltas e seu voluntário endurecimento.

Que serão tais seres, entre essas outras populações, para eles novas, ainda na infância da barbárie, senão anjos ou Espíritos decaídos, ali vindos em expiação? Não é, precisamente, para eles, um paraíso perdido a terra donde foram expulsos? Essa terra não lhes era um lugar de delícias, em comparação com o meio ingrato onde vão ficar relegados por milhares de séculos, até que hajam merecido libertar­-se dele? A vaga lembrança intuitiva que guardam da terra donde vieram é uma como longínqua miragem a lhes recordar o que perderam por culpa própria.

44. Mas, ao mesmo tempo que os maus se afastam do mundo em que habitavam, Espíritos melhores aí os substituem, vindos quer da erraticidade, concernente a esse mundo, quer de um mundo menos adiantado, que mereceram abandonar; Espíritos esses para os quais a nova habitação é uma recompensa. Assim renovada e depurada a população espiritual dos seus piores elementos, ao cabo de algum tempo o estado moral do mundo se encontra melhorado.

São às vezes parciais essas mutações, isto é, circunscritas a um povo, a uma raça; doutras vezes, são gerais, quando chega para o globo o período de renovação.

45. A raça adâmica apresenta todos os caracteres de uma raça proscrita. Os Espíritos que a integram foram exilados para a Terra, já povoada, mas de homens primitivos, imersos na ignorância, que aqueles tiveram por missão fazer progredir, levando-lhes as luzes de uma inteligência desenvolvida. Não é esse, com efeito, o papel que essa raça há desempenhado até hoje? Sua superioridade intelectual prova que o mundo donde vieram os Espíritos que a compõem era mais adiantado do que a Terra. Havendo entrado esse mundo numa nova fase de progresso e não tendo tais Espíritos querido, pela sua obstinação, colocar-­se à altura desse progresso, lá estariam deslocados e constituiriam um obstáculo à marcha providencial das coisas. Foram, em consequência, desterrados de lá e substituídos por outros que isso mereceram.

Relegando aquela raça para esta terra de labor e de sofrimentos, teve Deus razão para lhe dizer: “Dela tirarás o alimento com o suor da tua fronte”. Na sua mansuetude, prometeu-­lhe que lhe enviaria um salvador, isto é, um que a esclareceria sobre o caminho que lhe cumpria tomar, para sair desse lugar de miséria, desse inferno, e ganhar a felicidade dos eleitos. Esse salvador ele, com efeito, lho enviou, na pessoa do Cristo, que lhe ensinou a lei de amor e de caridade que ela desconhecia e que seria a verdadeira âncora de salvação.

É igualmente com o objetivo de fazer que a humanidade se adiante em determinado sentido que Espíritos superiores, embora sem as qualidades do Cristo, encarnam de tempos a tempos na Terra para desempenhar missões especiais, proveitosas, simultaneamente, ao adiantamento pessoal deles, se as cumprirem de acordo com os desígnios do Criador.

46. Sem a reencarnação, a missão do Cristo seria um contra­-senso, assim como a promessa feita por Deus. Suponhamos, com efeito, que a alma de cada homem seja criada por ocasião do nascimento do corpo e não faça mais do que aparecer e desaparecer da Terra: nenhuma relação haveria entre as que vieram desde Adão até Jesus Cristo, nem entre as que vieram depois; todas são estranhas umas às outras. A promessa que Deus fez de um salvador não poderia entender-­se com os descendentes de Adão, uma vez que suas almas ainda não estavam criadas. Para que a missão do Cristo pudesse corresponder às palavras de Deus, fora mister se aplicassem às mesmas almas. Se estas são novas, não podem estar maculadas pela falta do primeiro pai, que é apenas pai carnal e não pai espiritual. A não ser assim, Deus houvera criado almas com a mácula de uma falta que não podia deixar nelas vestígio, pois que elas não existiam. A doutrina vulgar do pecado original implica, conseguintemente, a necessidade de uma relação entre as almas do tempo do Cristo e as do tempo de Adão; implica, portanto, a reencarnação.

Dizei que todas essas almas faziam parte da colônia de Espíritos exilados na Terra ao tempo de Adão e que se achavam manchadas dos vícios que lhes acarretaram ser excluídas de um mundo melhor e tereis a única interpretação racional do pecado original, pecado peculiar a cada indivíduo e não resultado da responsabilidade da falta de outrem a quem ele jamais conheceu. Dizei que essas almas ou Espíritos renascem diversas vezes na Terra para a vida corpórea, a fim de progredirem, depurando-se; que o Cristo veio esclarecer essas mesmas almas, não só acerca de suas vidas passadas, como também com relação às suas vidas ulteriores e então, mas só então, lhe dareis à missão um sentido real e sério, que a razão pode aceitar.

47. Um exemplo familiar, mas frisante pela analogia, ainda mais compreensíveis tornará os princípios que acabam de ser expostos.

A 24 de maio de 1861, a fragata Ifigênia transportou à Nova Caledônia uma companhia disciplinar composta de 291 homens. À chegada, o comandante lhes baixou uma ordem do dia concebida assim:

“Pondo os pés nesta terra longínqua, já sem dúvida compreendestes o papel que vos está reservado.

“A exemplo dos bravos soldados da nossa marinha, que servem sob as vossas vistas, ajudar-­nos-eis a levar com brilho o facho da civilização ao seio das tribos selvagens da Nova Caledônia. Não é uma bela e nobre missão, pergunto? Desempenhá-­la­-eis dignamente.

“Escutai a palavra e os conselhos dos vossos chefes. Estou à frente deles. Entendei bem as minhas palavras.

“A escolha do vosso comandante, dos vossos oficiais, dos vossos suboficiais e cabos constitui garantia certa de que todos os esforços serão tentados para fazer-­vos excelentes soldados, digo mais: para vos elevar à altura de bons cidadãos e vos transformar em colonos honrados, se o quiserdes.

“A nossa disciplina é severa e assim tem que ser. Colocada em nossas mãos, ela será firme e inflexível, ficai sabendo, do mesmo modo que, justa e paternal, saberá distinguir o erro do vício e da degradação. . .”

Aí tendes um punhado de homens expulsos, pelo seu mau proceder, de um país civilizado e mandados, por punição, para o meio de um povo bárbaro. Que lhes diz o chefe? — “Infringistes as leis do vosso país; nele vos tornastes causa de perturbação e escândalo e fostes expulsos; mandam­-vos para aqui, mas aqui podeis resgatar o vosso passado; podeis, pelo trabalho, criar-vos aqui uma posição honrosa e tornar­-vos cidadãos honestos. Tendes uma bela missão a cumprir: levar a civilização a estas tribos selvagens. A disciplina será severa, mas justa, e saberemos distinguir os que procederem bem. Tendes nas mãos a vossa sorte; podeis melhorá-la, se o quiserdes, porque tendes o livre­-arbítrio.”

Para aqueles homens, lançados ao seio da selvajaria, a mãe­-pátria não é um paraíso que eles perderam pelas suas próprias faltas e por se rebelarem contra a lei? Naquela terra distante, não são eles anjos decaídos? A linguagem do chefe não é idêntica à de que usou Deus falando aos Espíritos exilados na Terra: “Desobedecestes às minhas leis e, por isso, eu vos expulsei do mundo onde podíeis viver ditosos e em paz. Aqui, estareis condenados ao trabalho; mas, podereis, pelo vosso bom procedimento, merecer perdão e reganhar a pátria que perdestes por vossa falta, isto é, o céu?”

48. À primeira vista, a ideia de decaimento parece em contradição com o princípio segundo o qual os Espíritos não podem retrogradar. Deve­-se, porém, considerar que não se trata de um retrocesso ao estado primitivo. O Espírito, ainda que numa posição inferior, nada perde do que adquiriu; seu desenvolvimento moral e intelectual é o mesmo, qualquer que seja o meio onde se ache colocado. Ele está na situação do homem do mundo condenado à prisão por seus delitos. Certamente, esse homem se encontra degradado, decaído, do ponto de vista social, mas não se torna nem mais estúpido, nem mais ignorante.

49. Será crível, perguntamos agora, que esses homens mandados para a Nova Caledônia vão transformar-­se de súbito em modelos de virtude? Que vão abjurar repentinamente seus erros do passado? Para supor tal coisa, fora necessário desconhecer a humanidade. Pela mesma razão, os Espíritos da raça adâmica, uma vez transplantados para a terra do exílio, não se despojaram instantaneamente do seu orgulho e de seus maus instintos; ainda por muito tempo conservaram as tendências que traziam, um resto da velha levedura. Ora, não é esse o pecado original?

A Gênese – Allan Kardec.

Doctrine of Fallen Angels and of Paradise Lost.

* When, in the Revue of January, 1862, we published an article on the interpretation of the doctrine of fallen angels, we presented this theory only as an hypothesis, having in its support found no higher authority than controvertible personal opinion. From that time till the present we have lacked the necessary materials out of which to construct an absolute affirmative proposition. We gave this title to that essay for the sake of provoking research, fully determined either to abandon or modify the theory if necessity should rise. Today this theory has been submitted to the trial of universal control. Not only has it been endorsed by a great majority of spiritists as most rational and most in accord with the sovereign justice of God, but has been directly confirmed by the greater part of the instructions given by the Spirits on this subject. It is identical with that which explains the origin of the Adamic race.

43. Worlds advance physically by the transformations of matter, and morally by the purification of the spirits who inhabit them. Goodness can only be realized in the predominance of good over evil, and the predominance of good results from the moral progress made by spirits. Intellectual progress will not suffice, because with knowledge it is possible to work harm.

At the time then when a world has reached one of its transformation crises which mark the stages of its ascent in the hierarchy, changes of a marked character take place among its incarnated and discarnated inhabitants, causing extensive emigrations and immigrations (n° 34 and 35). Those who, notwithstanding their intelligence and knowledge, have continued in evil their revolt against God and his laws, would be henceforth obstacles in the path of further moral progress, a permanent source of trouble, disturbing the tranquility and well-being of the virtuous. For this reason are they sent forth into less advanced worlds - worlds in which they can utilize their intelligence and the results of their acquired knowledge in furthering the advancement of those among whom they are called to live, at the same time expiating in a series of laborious existences, by hard work, their past faults and their willful obstinacy.

How will it fare with them among colonies so strange to them, tribes still in barbaric infancy? Will not such surroundings make the lives of these exiled angels or spirits lives of expiation indeed? And the world from which they have been sent forth, will it not appear to them a lost paradise? Was it not to them a delightful place in comparison to that where they are banished for centuries, until they have merited deliverance from it? The vague intuitive remembrance they preserve is to them like a distant mirage, which recalls to them what they have lost by their fault.

44. But, while the wicked have departed from the world they inhabited, they are replaced by higher spirits, who have come, perhaps, from a less advanced world that their merits have allowed them to leave, and for which their new abode is a recompense. The spiritual population being thus renewed and purged of its lower elements at the end of an age, the moral state of the world is improved.

These changes are sometimes partial; i.e., limited to a people, to a race. At other times they are general when a period of renovation for the globe has arrived.

45. The Adamic race has all the characteristics of a proscribed race. The spirits forming part of it have been exiled upon the already peopled Earth, but peopled by primitive men yet in ignorance, to whom their mission was to effect their progress by carrying among them the light of a developed intelligence. Is it not indeed the place that this race has filled until now? Their intellectual superiority proves that the world from which they came was more advanced than this Earth; but that world entering upon a new phase of progress, these spirit, by their obstinacy not placing themselves at the required heights, would have been a hindrance to the providential march of events. That is why they were expelled; while others who have merited them have taken their places.

By placing this race upon this Earth of trial and suffering, God was just in saying to it: “By the sweat of your brow you will eat your food.” In his mercy he promised to send them a Savior; i.e., he who will enlighten them concerning the route from a state of misery, from this hell, to angelic felicity. This Savior he has sent to them in the person of Christ, who has taught the law of love and charity which was unknown to them, and who becomes to them the veritable anchor of salvation.

It is equally with a view to the advancement of humanity in a determined sense that some superior spirits who have not all the qualities of Christ incarnate from time to time on Earth, in order to accomplish definite missions which aid in their own advancement, if they fulfill them according to the will of the Creator.

46. Without reincarnation the mission of Christ, as well as the promise made by God, would be useless. Let us suppose that the soul of man is created at the birth of his body and that it only once appears, and then disappears from the Earth. There is no relation between those who have come from Adam to Jesus, neither between those who have been born since; they are all strangers to one another. The promise of a Savior made by God could not only apply to the descendents of Adam if their souls were not yet created. In order that the mission of Christ should fulfill the divine word, it was necessary that it should be applied to the same souls. If these are new souls, they cannot be stained with the fault of the first father, who is only the material and not the spiritual parent; otherwise God must have created souls stained with sin they could not have committed. The common doctrine of original sin implies the necessity of a connection between the souls living on Earth in the days of Christ and those of the time of Adam, and consequently of reincarnation.

Suppose that all these souls formed a part of the colony who came to Earth in the days of Adam, and that they were stained with the sin which had expelled them from a brighter world, and you will find a rational interpretation of original sin, each individual’s own sin, and not the result of the fall of another, whom he has never known. Say that these spirits are reborn in different parts of the Earth into corporeal life, that they may progress and purify themselves; that Christ came to enlighten these same souls not only with reference to their past, but also with a view to their ulterior lives; and then only do you endow his mission with an object acceptable to reason.

47. A familiar example striking by its analogy will cause the principles just exposed to be better understood.

May 24, 1861, the frigate “Iphigenia” conducted to New Caledonia a company composed of two hundred and ninety-one men. The commander of the colony addressed them on their arrival an order couched in these words:

“At your entrance into this distant land, you already comprehend that work which is expected of you.

By the example of our brave soldiers of the marine service, serving under your eyes, you will aid us to carry with glare in the midst of the savage tribes of New Caledonia the torch of civilization. Is it not a beautiful and noble mission to which I call you? You will fulfill it worthily.

Listen to the voice and counsels of your leaders. I am at their head. Let my words be well understood.

The choice of your commander of your officers, of your under officers and corporals, is a sure guaranty of all the efforts which will be put forth to make of you excellent soldiers. I say more, to elevate you to the height of good citizens, and to transform you into honorable colonists, if you but desire it.

Your discipline is strict; it has to be so. Placed in our hands it will be firm and inflexible - you know it well – but also just and paternal. It shall know how to discover all error, vice, and degradation.

Here then are men expelled for their bad conduct from a civilized country, and sent for punishment among barbaric people. What says the chief to them? – “You have broken the laws of your country - you have caused trouble and scandal, and they have exiled you from it. They sent you here; but you can retrieve your past. You can by labor create for yourselves here an honorable position, and become honest citizens. You have a beautiful mission to fulfill here - that of carrying civilization among these savage tribes. The discipline will be severe but just; and we shall know how to distinguish those who will conduct themselves well. Your destiny is in your own hands; you can improve it if you so desire, for you have your free will.”

For these men thus thrown upon the bosom of barbarism, is not the mother country a paradise lost to them by their rebellion against its laws? In this distant land are they not fallen angels? The language of the chief, is it not that which God makes spirits exiled upon the Earth to hear? You have disobeyed my laws; and it is for that offence that I have banished you from a world in which you could live happily and in peace. Here you will be condemned to work; but you will be able by your good conduct to merit your pardon, and re-enter the country you have forfeited by your sin – i.e., heaven.

48. At first the idea of a downfall would appear contradictory to that of the non- retrograde movements of the spirit; but it is necessary to consider that it carried them toward a return to the primitive state. The spirit, although in an inferior position, loses nothing he has once acquired. His moral and intellectual development remains, whatever may be the condition in which he finds himself. He is in the position of a man of the world condemned to the convicts’ prison by his misdeeds. Certainly, he has fallen in a social sense; but the fall makes him neither imbecile nor ignorant.

49. Does anyone believe that the men sent to New Caledonia are to be suddenly transformed into models of virtue? That they will all at once abjure their past errors? One cannot know humanity if he supposed that. For the same reason the spirits of the Adamic race, once transplanted upon the soil of exile, have not been instantaneously despoiled of pride and depraved instincts; for a long time they have preserved the tendencies of their origin, the remains of the old leaven. Now, is this not original sin?

GENESIS – Allan Kardec.

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O homem inteligente - Religião dos Espíritos - José Henrique Gomes

domingo, 20 de agosto de 2023

Diversidade dos mundos / Diversidad de mundos / Diversità dei mondi.

Diversidade dos mundos.

58. Acompanhando-nos em nossas excursões celestes, visitastes conosco as regiões imensas do espaço. Debaixo das nossas vistas, os sóis sucederam aos sóis, os sistemas aos sistemas, as nebulosas às nebulosas; diante dos nossos passos, desenrolou-se o panorama esplêndido da harmonia do Cosmo e antegozamos a ideia do infinito, que somente de acordo com a nossa perfectibilidade futura poderemos compreender em toda a sua extensão. Os mistérios do éter nos desvendaram o seu enigma até aqui indecifrável e, pelo menos, concebemos a ideia da universalidade das coisas. Cumpre que agora nos detenhamos a refletir.

59. É belo, sem dúvida, haver reconhecido quanto é ínfima a Terra e medíocre a sua importância na hierarquia dos mundos; é belo haver abatido a presunção humana, que nos é tão cara, e nos termos humilhado ante a grandeza absoluta; ainda mais belo, no entanto, será que interpretemos em sentido moral o espetáculo de que fomos testemunhas. Quero falar do poder infinito da natureza e da ideia que devemos fazer do seu modo de ação nos diversos domínios do vasto universo.

60. Acostumados, como estamos, a julgar das coisas pela nossa insignificante e pobre habitação, imaginamos que a natureza não pode ou não teve de agir sobre os outros mundos, senão segundo as regras que lhe conhecemos na Terra. Ora, precisamente neste ponto é que importa reformemos a nossa maneira de ver. Lançai por um instante o olhar sobre uma região qualquer do vosso globo e sobre uma das produções da vossa natureza. Não reconhecereis aí o cunho de uma variedade infinita e a prova de uma atividade sem par? Não vedes na asa de um passarinho das Canárias, na pétala de um botão de rosa entreaberto a prestigiosa fecundidade dessa bela natureza? Apliquem-se aos seres que adejam nos ares os vossos estudos, desçam eles à violeta dos prados, mergulhem nas profundezas do oceano, em tudo e por toda a parte lereis esta verdade universal: A natureza onipotente age conforme os lugares, os tempos e as circunstâncias; ela é una em sua harmonia geral, mas múltipla em suas produções; brinca com um Sol, como com uma gota d’água; povoa de seres vivos um mundo imenso com a mesma facilidade com que faz se abra o ovo posto pela borboleta.

61. Ora, se é tal a variedade que a natureza nos há podido evidenciar em todos os sítios deste pequeno mundo tão acanhado, tão limitado, quão mais ampliado não deveis considerar esse modo de ação, ponderando nas perspectivas dos mundos enormes! Quão mais desenvolvida e pujante não a deveis reconhecer, operando nesses mundos maravilhosos que, muito mais do que a Terra, lhe atestam a inapreciável perfeição! Não vejais, pois, em torno de cada um dos sóis do espaço, apenas sistemas planetários semelhantes ao vosso sistema planetário; não vejais, nesses planetas desconhecidos, apenas os três reinos que se estadeiam ao vosso derredor. Pensai, ao contrário, que, assim como nenhum rosto de homem se assemelha a outro rosto em todo o gênero humano, também uma portentosa diversidade, inimaginável, se acha espalhada pelas moradas eternas que vogam no seio dos espaços. Do fato de que a vossa natureza animada começa no zoófito para terminar no homem, de que a atmosfera alimenta a vida terrestre, de que o elemento líquido a renova incessantemente, de que as vossas estações fazem se sucedam nessa vida os fenômenos que as distinguem, não concluais que os milhões e milhões de terras que rolam pela amplidão sejam semelhantes à que habitais. Longe disso, aquelas diferem, de acordo com as diversas condições que lhes foram prescritas e de acordo com o papel que a cada uma coube no cenário do mundo. São pedrarias variegadas de um imenso mosaico, as diversificadas flores de admirável parque.

A Gênese – Allan Kardec.

Diversidad de mundos

58. Habéis seguido nuestras excursiones celestes y visitado con nosotros las regiones inmensas del espacio. Ante nuestros ojos los soles sucedían a los soles, los sistemas a los sistemas, las nebulosas a las nebulosas. El panorama espléndido de la armonía cósmica se desplegó delante de nuestros pasos. Hemos recibido un anticipo de la idea de lo infinito, mas lo comprenderemos en su magnitud total conforme a nuestro grado de perfección en el futuro. Los misterios del éter revelaron su enigma, hasta hoy indescifrable, y hoy tenemos, al menos, la noción de la universalidad de las cosas. Ahora, es necesario detenernos y reflexionar.

59. Haber reconocido la pequeñez de la Tierra y su mediocridad en la jerarquía de los mundos es un adelanto. Haber abatido la fatuidad humana, a la que somos tan proclives, es otro paso hacia adelante. Pero aún nos falta interpretar en su faz moral el espectáculo que acabamos de presenciar. Deseo hablar del poder infinito de la Naturaleza y de la idea que debemos tener de su modo de accionar en las diversas partes del vasto Universo.

60. Habituados como estamos a juzgar a las cosas en comparación con nuestra y pequeña residencia, nos imaginamos que la Naturaleza no ha podido o no ha debido actuar en otros mundos sino por medio de las reglas conocidas aquí. Ahora bien, es precisamente este juicio el que debemos reformar.

Detened vuestros ojos en una región cualquiera de vuestro mundo y en una de las tantas creaciones de vuestra Naturaleza, ¿no veis vosotros el sello de una diversidad infinita y la prueba de una actividad sin igual? ¿No reconocéis, acaso, en el ala de un pequeño pájaro de las Canarias o en el pétalo de un botón de rosa entreabierto la fecundidad prestigiosa de esta bellísima Naturaleza?

Vuestros estudios pueden elevarse a los seres que planean en los aires, descender a la violencia de los prados y llegar a las profundidades del océano, y por doquier leeréis esta verdad universal: La Naturaleza omnipotente actúa según los lugares, los tiempos y las circunstancias. Es una en su armonía general, pero múltiple en sus efectos. Interviene tanto en el Sol como en la gota de agua. Puebla de seres vivos un mundo inmenso con la misma facilidad con que abre al huevo que deposita la mariposa en el otoño.

61. Ahora bien, si tal es la variedad que la Naturaleza pudo plasmar en los diferentes lugares de este pequeño mundo tan estrecho y limitado, ¡cuánto más debéis ampliar esa concepción al imaginar las perspectivas de los vastos mundos! ¡Cuánto más debéis desarrollarlas y reconocer su enorme poder si la aplicamos a los maravillosos mundos que, en mayor medida aún que en la Tierra, atestiguan su incognoscible perfección!

No imaginéis alrededor de los soles del espacio sistemas parecidos a vuestro sistema planetario. No penséis que en otros planetas desconocidos existirán los tres reinos naturales que tenéis en el vuestro. Pero pensad que así como no existe un rostro humano idéntico a otro en toda la especie humana, así también una diversidad prodigiosa e inimaginable fue esparcida en las residencias eternas que bogan en el seno de los espacios.

Debido a que vuestra Naturaleza animada comienza en el zoófito y concluye en el hombre. En razón de que la atmósfera alimenta la vida terrestre y el elemento líquido la renueva sin cesar, así como vuestras estaciones producen fenómenos que las dividen, no deduzcáis que los millones de millones de tierras que se desplazan por el espacio sean parecidas a la vuestra. Lejos de eso, difieren según las diferentes condiciones que les son propias y de acuerdo a su papel respectivo en el escenario del mundo. Son como las piedras preciosas que componen un gigantesco mosaico, como las flores diversificadas de un admirable jardín.

EL GENESIS – Allan Kardec.

Diversità dei mondi

58. Voi ci avete seguito nelle nostre escursioni celesti e avete visitato con noi le immense regioni dello spazio. Sotto i nostri sguardi, i soli si sono succeduti ai soli, i sistemi ai sistemi, le nebulose alle nebulose. Il panorama splendido dell'armonia del Cosmo si è dispiegato davanti ai nostri passi. E noi abbiamo così ricevuto in anticipo un'idea dell'infinito, che potremo comprendere in tutta la sua vastità soltanto secondo la nostra perfettibilità futura. I misteri dell'etere hanno disvelato il loro enigma, finora indecifrabile, e noi abbiamo almeno concepito l'idea dell'universalità delle cose. È importante ora che ci fermiamo e riflettiamo.

59. È bello, senza dubbio, aver riconosciuto l'inferiorità della Terra e la sua mediocre importanza nella gerarchia dei mondi. È bello aver abbassato la presunzione umana, che tanto ci è cara, ed esserci umiliati davanti alla grandezza assoluta; ancora più bello sarà interpretare in senso morale lo spettacolo di cui siamo stati testimoni. Io voglio parlare del potere infinito della natura e dell'idea che dobbiamo farci del suo modo di agire nelle diverse regioni del vasto universo.

60. Abituati come siamo, a giudicare le cose dalla nostra povera piccola dimora, noi pensiamo che la natura non ha potuto o non ha dovuto agire sugli altri mondi, se non secondo le regole che noi abbiamo riconosciuto sulla Terra. Orbene, è precisamente in questo che è importante correggere il nostro giudizio.

Gettate per un istante lo sguardo su una qualsiasi regione del vostro globo e su una delle produzioni della vostra natura: non vi riconoscete forse il sigillo di una varietà infinita e la prova di un'attività senza eguali? Non vedete forse, sull'ala di un passerotto delle Canarie, sul petalo di un bocciolo di rosa appena schiuso, la prestigiosa fecondità di questa bella natura?

Che i vostri studi si applichino agli esseri che si librano nell'aria, che essi discendano fino alla violetta dei boschi, che s'inabissino nelle profondità dell'oceano, in tutto e dappertutto voi leggerete questa verità universale: la natura onnipotente agisce secondo le leggi, i tempi e le circostanze. Essa è una nella sua armonia generale, ma multipla nelle sue produzioni; essa si prende gioco di un sole come di una goccia d'acqua; essa popola di esseri viventi un mondo immenso con la medesima facilità con cui fa schiudere l'uovo deposto dalla farfalla d'autunno.

61. Ora, se tale è la varietà che la natura ci ha potuto esporre in tutti luoghi su questo piccolo mondo, così stretto, così limitato, quanto più dovete estendere questo modo di agire della natura pensando alle prospettive dei vasti mondi! Quanto più dovete sviluppare e riconoscere la potente estensione della natura applicandola a questi mondi meravigliosi che, ben più della Terra, attestano la loro inconoscibile perfezione!

Non cercate di vedere, attorno a ciascun sole dello spazio, sistemi simili al vostro sistema planetario. Non cercate di vedere su questi pianeti sconosciuti i tre regni della natura che brillano attorno a voi. Ma pensate che, come non c'è un volto d'uomo che assomigli, nell'intero genere umano, a un altro volto, così una diversità prodigiosa e inimmaginabile è stata disseminata nelle dimore eteree che vagano in seno allo spazio.

Per il fatto che la vostra natura animata incominci nello zoofito per terminare nell'uomo, per il fatto che l'atmosfera alimenti la vita terrestre, per il fatto che l'elemento liquido la rinnovi incessantemente, per il fatto che le vostre stagioni facciano sì che in questa vita si avvicendino i fenomeni che le distinguono, non deducetene che i milioni di milioni di terre che vagano nell'immensa distesa siano simili alla Terra. Al contrario esse differiscono secondo le diverse condizioni che sono state loro assegnate e secondo il loro rispettivo ruolo sulla scena del mondo. Sono le gemme variegate di un immenso mosaico, i diversi fiori di un meraviglioso giardino.

LA GENESI – Allan Kardec.

A geração nova / The New Generation / La nova generacio.

 

A geração nova.

27. Para que na Terra sejam felizes os homens, preciso é que somente a povoem Espíritos bons, encarnados e desencarnados, que somente ao bem se dediquem. Havendo chegado o tempo, grande emigração se verifica dos que a habitam: a dos que praticam o mal pelo mal, ainda não tocados pelo sentimento do bem, os quais, já não sendo dignos do planeta transformado, serão excluídos, porque, senão, lhe ocasionariam de novo perturbação e confusão e constituiriam obstáculo ao progresso. Irão expiar o endurecimento de seus corações, uns em mundos inferiores, outros em raças terrestres ainda atrasadas, equivalentes a mundos daquela ordem, aos quais levarão os conhecimentos que hajam adquirido, tendo por missão fazê-las avançar. Substituí-los-ão Espíritos melhores, que farão reinem em seu seio a justiça, a paz e a fraternidade.

A Terra, no dizer dos Espíritos, não terá de transformar-se por meio de um cataclismo que aniquile de súbito uma geração. A atual desaparecerá gradualmente e a nova lhe sucederá do mesmo modo, sem que haja mudança alguma na ordem natural das coisas.

Tudo, pois, se processará exteriormente, como sói acontecer, com a única, mas capital diferença de que uma parte dos Espíritos que encarnavam na Terra aí não mais tornarão a encarnar. Em cada criança que nascer, em vez de um Espírito atrasado e inclinado ao mal, que antes nela encarnaria, virá um Espírito mais adiantado e propenso ao bem.

Muito menos, pois, se trata de uma nova geração corpórea, do que de uma nova geração de Espíritos. Sem dúvida, neste sentido é que Jesus entendia as coisas, quando declarava: “Digo-vos, em verdade, que esta geração não passará sem que estes fatos tenham ocorrido.” Assim, decepcionados ficarão os que contem ver a transformação operar-se por efeitos sobrenaturais e maravilhosos.

28. A época atual é de transição; confundem-se os elementos das duas gerações. Colocados no ponto intermédio, assistimos à partida de uma e à chegada da outra, já se assinalando cada uma, no mundo, pelos caracteres que lhes são peculiares.

Têm ideias e pontos de vista opostos as duas gerações que se sucedem. Pela natureza das disposições morais, porém, sobretudo das disposições intuitivas e inatas, torna-se fácil distinguir a qual das duas pertence cada indivíduo.

Cabendo-lhe fundar a era do progresso moral, a nova geração se distingue por inteligência e razão geralmente precoces, juntas ao sentimento inato do bem e a crenças espiritualistas, o que constitui sinal indubitável de certo grau de adiantamento anterior. Não se comporá exclusivamente de Espíritos eminentemente superiores, mas dos que, já tendo progredido, se acham predispostos a assimilar todas as ideias progressivas e aptos a secundar o movimento de regeneração.

O que, ao contrário, distingue os Espíritos atrasados é, em primeiro lugar, a revolta contra Deus, pelo se negarem a reconhecer qualquer poder superior aos poderes humanos; a propensão instintiva para as paixões degradantes, para os sentimentos antifraternos de egoísmo, de orgulho, de inveja, de ciúme; enfim, o apego a tudo o que é material: a sensualidade, a cupidez, a avareza.

Desses vícios é que a Terra tem de ser expurgada pelo afastamento dos que se obstinam em não emendar-se; porque são incompatíveis com o reinado da fraternidade e porque o contacto com eles constituirá sempre um sofrimento para os homens de bem. Quando a Terra se achar livre deles, os homens caminharão sem óbices para o futuro melhor que lhes está reservado, mesmo neste mundo, por prêmio de seus esforços e de sua perseverança, enquanto esperem que uma depuração mais completa lhes abra o acesso aos mundos superiores.

29. Não se deve entender que por meio dessa emigração de Espíritos sejam expulsos da Terra e relegados para mundos inferiores todos os Espíritos retardatários. Muitos, ao contrário, aí voltarão, porquanto muitos há que o são porque cederam ao arrastamento das circunstâncias e do exemplo. Nesses, a casca é pior do que o cerne. Uma vez subtraídos à influência da matéria e dos prejuízos do mundo corporal, eles, em sua maioria, verão as coisas de maneira inteiramente diversa daquela por que as viam quando em vida, conforme os múltiplos casos que conhecemos. Para isso, têm a auxiliá-los Espíritos benévolos que por eles se interessam e se dão pressa em esclarecê-los e em lhes mostrar quão falso era o caminho que seguiam. Nós mesmos, pelas nossas preces e exortações, podemos concorrer para que eles se melhorem, visto que entre mortos e vivos há perpétua solidariedade.

É muito simples o modo por que se opera a transformação, sendo, como se vê, todo ele de ordem moral, sem se afastar em nada das leis da natureza.

30. Sejam os que componham a nova geração Espíritos melhores, ou Espíritos antigos que se melhoraram, o resultado é o mesmo. Desde que trazem disposições melhores, há sempre uma renovação. Assim, segundo suas disposições naturais, os Espíritos encarnados formam duas categorias: de um lado, os retardatários, que partem; de outro, os progressivos, que chegam. O estado dos costumes e da sociedade estará, portanto, no seio de um povo, de uma raça, ou do mundo inteiro, em relação com aquela das duas categorias que preponderar.

31. Uma comparação vulgar ainda melhor dará a compreender o que se passa nessa circunstância. Figuremos um regimento composto na sua maioria de homens turbulentos e indisciplinados, os quais ocasionarão nele constantes desordens que a lei penal terá por vezes dificuldades em reprimir. Esses homens são os mais fortes, porque mais numerosos do que os outros. Eles se amparam, animam e estimulam pelo exemplo. Os poucos bons nenhuma influência exercem; seus conselhos são desprezados; sofrem com a companhia dos outros, que os achincalham e maltratam. Não é essa uma imagem da sociedade atual?

Suponhamos que esses homens são retirados um a um, dez a dez, cem a cem, do regimento e substituídos gradativamente por iguais números de bons soldados, mesmo por alguns dos que, já tendo sido expulsos, se corrigiram. Ao cabo de algum tempo, existirá o mesmo regimento, mas transformado. A boa ordem terá sucedido à desordem.

32. As grandes partidas coletivas, entretanto, não têm por único fim ativar as saídas; têm igualmente o de transformar mais rapidamente o espírito da massa, livrando-a das más influências e o de dar maior ascendente às ideias novas.

Por estarem muitos, apesar de suas imperfeições, maduros para a transformação, é que muitos partem, a fim de apenas se retemperarem em fonte mais pura. Enquanto se conservassem no mesmo meio e sob as mesmas influências, persistiriam nas suas opiniões e nas suas maneiras de apreciar as coisas. Uma estada no mundo dos Espíritos bastará para lhes descerrar os olhos, por isso que aí veem o que não podiam ver na Terra. O incrédulo, o fanático, o absolutista, poderão, conseguintemente, voltar com ideias inatas de fé, tolerância e liberdade. Ao regressarem, acharão mudadas as coisas e experimentarão a influência do novo meio em que houverem nascido. Longe de se oporem às novas ideias, constituir-se-ão seus auxiliares.

33. A regeneração da humanidade, portanto, não exige absolutamente a renovação integral dos Espíritos: basta uma modificação em suas disposições morais. Essa modificação se opera em todos quantos lhe estão predispostos, desde que sejam subtraídos à influência perniciosa do mundo. Assim, nem sempre os que voltam são outros Espíritos; são com frequência os mesmos Espíritos, mas pensando e sentindo de outra maneira.

Quando insulado e individual, esse melhoramento passa despercebido e nenhuma influência ostensiva alcança sobre o mundo. Muito outro é o efeito, quando a melhora se produz simultaneamente sobre grandes massas, porque, então, conforme as proporções que assuma, numa geração, pode modificar profundamente as ideias de um povo ou de uma raça.

É o que quase sempre se nota depois dos grandes choques que dizimam as populações. Os flagelos destruidores apenas destroem corpos, não atingem o Espírito; ativam o movimento de vaivém entre o mundo corporal e o mundo espiritual e, por conseguinte, o movimento progressivo dos Espíritos encarnados e desencarnados. É de notar-se que em todas as épocas da História, às grandes crises sociais se seguiu uma era de progresso.

34. Opera-se presentemente um desses movimentos gerais, destinados a realizar uma remodelação da humanidade. A multiplicidade das causas de destruição constitui sinal característico dos tempos, visto que elas apressarão a eclosão dos novos germens. São as folhas que caem no outono e às quais sucedem outras folhas cheias de vida, porquanto a humanidade tem suas estações, como os indivíduos têm suas várias idades. As folhas mortas da humanidade caem batidas pelas rajadas e pelos golpes de vento, porém, para renascerem mais vivazes sob o mesmo sopro de vida, que não se extingue, mas se purifica.

35. Para o materialista, os flagelos destruidores são calamidades carentes de compensação, sem resultados aproveitáveis, pois que, na opinião deles, os aludidos flagelos aniquilam os seres para sempre. Para aquele, porém, que sabe que a morte unicamente destrói o envoltório, tais flagelos não acarretam as mesmas consequências e não lhe causam o mínimo pavor; ele lhes compreende o objetivo e não ignora que os homens não perdem mais por morrerem juntos, do que por morrerem isolados, dado que, duma forma ou doutra, a isso hão de todos sempre chegar.

Os incrédulos rirão destas coisas e as qualificarão de quiméricas; mas, digam o que disserem, não fugirão à lei comum; cairão a seu turno, como os outros, e, então, que lhes acontecerá? Eles dizem: Nada! Viverão, no entanto, a despeito de si próprios e se verão, um dia, forçados a abrir os olhos.

A Genese – Allan Kardec.

The New Generation

27. In order that man shall be happy upon the Earth, it is necessary that it be peopled with good spirits, incarnate or discarnate, who desire only good. This time has arrived; a great emigration is being accomplished at this moment among those who inhabit it. Those who return evil for evil, and in whom the desire to do right is not felt, being unworthy of the transformed state of the Earth, will be banished from it, because they will bring only trouble and confusion, and would be an obstacle to progress. They will go to expiate their hardness of heart, some into inferior worlds, and others with terrestrial races behind them in development, which will be the equivalent of inferior worlds, where they will carry their acquired knowledge, and where it will be their mission to teach undeveloped beings this knowledge. They will be replaced by better spirits, who will make justice, peace, and fraternity rule among them.

The Earth, according to the intelligence gained from the spirits, must not be transformed by a cataclysm which would suddenly annihilate a generation. The present generation will gradually disappear, and the new one succeed in the same manner without anything having been changed in the natural order of things.

All externally will pass along as is usual, with this difference alone, which is an important one, that a part of the spirits which are incarnated here now will no more be incarnated here. The children who will then be born, instead of being underdeveloped and inclined to evil, will be more advanced spirits inclined towards righteousness.

It acts then much less upon a new corporeal generation than upon the new generation of spirits. It is undoubtedly within this context that Jesus understood things when he said: “I tell you the truth, this generation will certainly not pass away until all these things have happened.” Thus, those who will expect to see the transformation brought about by supernatural or miraculous effects will be disappointed.

28. The present epoch is a transition one; the elements of the two generations are mingling together. Placed at the intermediary point, we assist at the departure of one and at the arrival of the other. Each one signalized itself by its own proper character.

The two generations which follow each other have views and ideas totally opposed to one another. By the nature of the moral disposition, but more particularly by the intuitive and innate disposition, it is easy to distinguish to which of the two each individual belongs.

The new generation, being the founder of the era of moral progress, is distinguished generally by a precocious intelligence and reasoning powers, joined to the innate sentiment of goodness and of spiritualist beliefs, which is the unmistakable sign of a certain degree of anterior advancement. It will not be composed exclusively of eminently superior spirits, but of those who, having progressed already, are predisposed to embrace all the progressive ideas, and apt to second the regenerative movement.

That which distinguishes, on the contrary, undeveloped spirits is, firstly, the revolt against God by refusing to recognize any power superior to humanity; then the instinctive propensity to the degrading passions, to the anti-fraternal sentiments of selfishness, of pride, of the attachment for all that which is material; sensuality, cupidity and avarice.

These are the vices of which the Earth must be purged by the removal of those who refuse to amend, because they are incompatible with the reign of fraternity, and as good men will suffer always by contact with them. When the Earth shall have been delivered from them, men will march without hindrance towards that better future which has been reserved for them here below as the recompense for their efforts and perseverance, looking forward to a purification still more complete, which will open to them the entrance to superior worlds.

29. By this emigration of spirits it is not necessary to understand that all undeveloped spirits will be expelled from Earth, and condemned to live in inferior worlds. Many, on the contrary, will return here – those who have yielded to temptation by the force of circumstances and example; those who appeared to be much worse than they really were. Once delivered from the influence of matter, and the prejudices of the corporeal world, the greater part of them will see things in an entirely different light than when living, as we have numerous examples of it. In this they are aided by benevolent spirits who are interested in them, and who try to enlighten them by showing them the wrong in the way they have pursued. By our prayers and exhortations we can ourselves contribute to their improvement, because there is a perpetual connection, an unbroken chain, between the dead and living.

The transformation is very simple, entirely a moral one, which is according to the laws of nature.

30. Allowing that the spirits of the new generation are new ones, but better, more advanced than the preceding ones, or ancient developed spirits, the result is the same. From the instant that they become inspired by better desires, the renovation takes place. There are then two categories of incarnated spirits, which are formed according to their natural dispositions – on one side those tardy in progression who depart, and on the other the progressive ones who arrive. The condition of society in a nation or in the entire world will be according to the preponderance which one of these two categories has over the other.

31. A common comparison will make this better comprehended. Let us suppose a regiment composed of a great majority of undisciplined and unruly men, those who in constant disorder are brought to feel the severity of the penal laws. These men are the stronger, because they are the more numerous; they are sustained, encouraged, and stimulated by example. The few good ones among them are without influence; their counsels are despised, they are scoffed at, badly treated by the others, and suffer from this contact. Is this not an emblem of society at present?

Let us suppose that these men are withdrawn from this regiment one by one, ten by ten, hundred by hundred, and that they are replaced by an equal number of good soldiers, even by those who have become seriously amended. At the end of some greater or less period of time, there will be the same regiment, but a transformed one; good order will have succeeded to disorder. Thus will it be with regenerated humanity.

32. The great collective departures have not alone for object the acceleration of the different departures, but they also transform more rapidly the minds of the masses by removing the bad influences from the way, and by giving a greater ascendancy to new ideas, because many are ready for this transformation, notwithstanding their imperfections, while many depart to strengthen themselves at a purer source.

Should they have remained in the same midst and under the same influences, they would have persisted in their opinions, and in their manner of seeing things. A sojourn in the spirit- world suffices to open their eyes to the truth, because they see there that which they could not see on Earth. The incredulous, the fanatic, the absolutist, will then be enabled to return with innate ideas of faith, of tolerance, and of liberty. On their return they will find things changed, and will submit to the ascendancy of the new midst in which they will be born. Instead of making opposition to new ideas, they will be helpers towards them.

33. The regeneration of humanity does not absolutely require the complete renewal of the spirits. A modification in their moral dispositions suffices. This modification takes place with all those who are predisposed to it when they shall have freed themselves from the pernicious influence of the world. Those who return, then, are not always other spirits, but often the same ones, thinking and feeling otherwise.

When this amelioration is isolated and individual, it passes unperceived, and is without ostensible influences upon the world. Entirely different is the effect when it operates simultaneously over great masses of people; for then, according to the proportions of it in one generation, the ideas of a nation or a race can be profoundly modified by it.

This is observed after great accidents which decimate a population. The destructive scourges do not destroy the spirit, but only the body; they accelerate the coming-and-going movement between the corporeal and spiritual world, and consequently the progressive movement of incarnate and discarnate spirits. It has been observed, at all historical epochs that great social crises have been followed by an era of progress.

34. It is one of these general movements which is operating at this time, and which must lead to the repairing of humanity. The multiplicity of the means of destruction is a characteristic sign of the times; for they must hasten the expansion of the new germs. They are the leaves of autumn which must fall, but to which will succeed new leaves full of life; for humanity has its season, as individuals have their ages. The dead leaves of humanity fall, carried away by the tempestuous blasts of life, only to be reborn with still greater strength, with the same breath of life which is not annihilated, but purified.

35. To the materialist, destructive scourges are calamities without compensation, without useful results, since, according to him, they annihilate the beings forever. But for him who knows that death destroys only the envelope, they have not the same consequences, and cause not the least bit of fear. He comprehends the object of it, and knows that men lose no more by dying together than separately, since, in one way or another, it is necessary to arrive there.

Incredulous will laugh at these things, and treat them as chimerical dreams; but, whatever they may say, they cannot escape the common law. They will fall in their turn like the others; and then what will occur? They say: nothing! but they will live in spite of themselves, and be forced some day to open their eyes to the truth.

THE SPIRITS' BOOK – Allan Kardec.

La nova generacio

27. – Por ke la homoj estu feliĉaj sur la Tero, necesas ke ĝin loĝu nur bonaj Spiritoj, enkarniĝintaj kaj elkarniĝintaj, kiuj ekskluzive strebu al bono. Ĉar la tempo alvenis, tial granda migrado ekestas nun inter ĝiaj loĝantoj. Kiuj faras malbonon pro malbono, ankoraŭ ne tuŝitaj de la sento de bono kaj, pro tio, ne plu indaj je la transformiĝinta planedo, tiuj estos elpelitaj, ĉar ili sur ĝi denove kaŭzus malordon kaj konfuzitecon kaj obstaklus la progreson. Ili elpagos la harditecon de siaj koroj, unuj en malsuperaj mondoj, aliaj ĉe malprogresintaj surteraj rasoj, kiuj ja egalus tiajn mondojn, kaj al kiuj ili portos siajn akiritajn sciojn, plenumante la mision progresigi tiujn rasojn. Al ili substituiĝos pli bonaj Spiritoj, kiuj starigos inter si la regadon de justeco, paco kaj frateco.

Laŭ la Spiritoj, la Tero ne transformiĝos pere de ia kataklismo, kiu subite neniigus tutan generacion. La nuna generacio grade malaperos, kaj la nova sammaniere ĝin postvenos, sen ia ŝanĝo en la natura ordo de la aferoj.

Ĉio do ekstere fariĝos kiel ordinare, kun la sola sed gravega diferenco, ke parto de la Spiritoj, kiuj enkarniĝadis sur la Tero, tie ne plu enkarniĝos. En ĉiu naskiĝonta infano, anstataŭ ke ĝin animus Spirito malprogresinta, inklina al malbono, ja loĝos Spirito pli progresinta kaj inklina al bono.

Temas do ne pri nova enkorpa generacio, sed ja pri ia nova generacio da Spiritoj, kaj sendube en tiu senco Jesuo tion komprenis, kiam li diris: “Vere mi diras al vi: ĉi tiu generacio ne forpasos, antaŭ ol ĉio tio fariĝos.” Kiuj do esperas vidi la transformiĝon okazanta per miraklecaj kaj supernaturaj fenomenoj, tiuj nepre elreviĝos.

28. – Transira estas la nuna epoko, intermiksiĝas la elementoj de la du generacioj. Starantaj sur la mezo, ni ĉeestas la foriron de unu kaj la alvenon de alia, kaj ĉiu jam montriĝas en la mondo kun siaj aparte propraj karakteroj.

Ambaŭ sin intersekvantaj generacioj havas ideojn kaj vidpunktojn inter si kontraŭajn. Laŭ la naturo de la moralaj dispozicioj, sed ĉefe laŭ la intuiciaj kaj denaskaj inklinoj, estas facile distingi, al kiu el ambaŭ apartenas ĉiu individuo.

Ĉar ĝin koncernas fondi la eraon de la morala progreso, la nova generacio distingiĝas per ordinare frumaturaj inteligento kaj prudento, ligitaj al denaska sento pri bono kaj al spiritualismaj kredoj, kio konstituas senduban signon de certa grado da antaŭa progreso. Ĝi ne konsistos ekskluzive el pleje superaj Spiritoj, sed el tiuj, kiuj, jam progresinte, inklinas asimili ĉiujn progresigajn ideojn kaj kapablas kunhelpi por la regenera movado.

Kio, male, igas distingi la malfruiĝintajn Spiritojn, tio estas unue la ribelo kontraŭ Dio per la rifuzo agnoski ian ajn povon superan al la homaro; la instinkta inklino al malnoblaj pasioj, al la nefrataj sentoj de egoismo, orgojlo, envio, ĵaluzo; fine la alkroĉiteco al ĉio materiala: sensamo, avideco, avareco.

Ja el tiuj malvirtoj la Tero devas esti elpurigita, per la forigo de tiuj, kiuj rifuzas sin rebonigi, ĉar tiuj malvirtoj estas nekonformaj al la regado de frateco kaj ĉar la virtuloj ĉiam suferos de ilia kontakto. Kiam la Tero liberiĝos de tiuj malvirtoj, la homoj irados sen malhelpoj al la pli bona estonteco, kiu al ili estas rezervita, eĉ en ĉi tiu mondo, kiel premio al ilia penado kaj persistado, dum ili atendas, ke ankoraŭ pli kompleta elpuriĝo al ili permesu eniron en superajn mondojn.

29. – Tiun elmigradon de Spiritoj oni ne tiel komprenu, ke ĉiuj Spiritoj malfruigintaj estos elpelitaj el la Tero en malsuperajn mondojn. Multaj, kontraŭe, al ĝi revenos, ĉar ili cedis al la forlogo de la cirkonstancoj kaj de la ekzemplo; ĉe tiuj la ŝelo estis pli malbona ol la kerno. Unu fojon elirinte el la influo de la materio kaj de la antaŭjuĝoj de la korpa mondo, ili plejparte rigardos la aferojn tute alie ol kiel dumvive, kaj pri tio ni havas multenombrajn ekzemplojn. Por tio, ili estas helpataj de bonvolemaj Spiritoj, kiuj pri ili interesiĝas kaj rapidas ilin instrui kaj al ili montri, kiel erara estas la vojo de ili sekvata. Per niaj preĝoj kaj admonoj, ni mem povas kunhelpi por ilia pliboniĝo, ĉar ekzistas ĉiama solidareco inter mortintoj kaj vivantoj.

Tre simpla estas la maniero, kiel fariĝas la transformiĝo, kaj, kiel vidate, ĝi estas tute morala kaj neniel okazas ekster la leĝoj de la Naturo.

30. – Tute egale, ĉu la novan generacion konsistigas novaj pli bonaj Spiritoj, ĉu malnovaj, kiuj pliboniĝis, la rezultato estas unu sama: se ili portas pli bonajn inklinojn, nepre estas renovigo. La enkarniĝintaj Spiritoj formas do du kategoriojn, laŭ siaj naturaj inklinoj: unuflanke, la malfruiĝintoj, kiuj foriras; aliflanke, la progresemaj, kiuj alvenas. La stato de la moroj, de la socio ĉe iu popolo, ĉe iu raso, aŭ en la tuta mondo rilatos do kun tiu, el ambaŭ kategorioj, kiu superregos.

31. – Vulgara komparo ankoraŭ pli bone komprenigos, kio okazas tiurilate. Ni imagu reĝimenton, kiun plejmulte konsistigas tumultemaj, sendisciplinaj homoj: ili tie okazigos konstantan malordon, kiun la severeco de la punleĝaro devos, ofte kun malfacileco, subpremi. Tiaj homoj estas la plej fortaj, ĉar pli nombraj ol la ceteraj. Ili sin reciproke subtenas, kuraĝigas kaj stimulas per la ekzemplo. La kelke da bonaj estigas nenian influon; iliaj konsiloj estas malŝatataj; ili suferas de la kontakto de la malbonaj, kiuj ilin mokadas kaj malbontraktas.

Ĉu ne tia estas la bildo de la nuntempa socio?

Ni supozu, ke tiaj homoj, po unu, po dek, po cent, estas forigataj el la reĝimento kaj laŭgrade, egalnombre anstataŭigataj per bonaj soldatoj, eĉ per tiuj, kiuj, iam forigite, tamen sin korektis: post kelka tempo, ĉiam ankoraŭ ekzistos la sama reĝimento, sed transformita; bona ordo estos sekvinta la malordon. Tiel estiĝos la regenerita homaro.

32. – La grandaj kolektivaj foriroj havas kiel celon ne nur akceli la elmigrojn, sed ankaŭ pli rapide transformi la spiriton de la amaso, ĝin liberigante de la malbonaj influoj, kaj havigi pli da aŭtoritateco al la novaj ideoj.

Jen kial multaj, kiuj, malgraŭ siaj neperfektaåoj, estas jam maturaj por la transformiĝo, foriras por refreŝiĝi ĉe pli pura fonto. Restante en la sama medio kaj sub la samaj influoj, ili persistus en siaj opinioj kaj en sia maniero rigardi la aferojn. Restado en la mondo de la Spiritoj sufiĉos por al ili malfermi la okulojn, ĉar tie ili vidos, kion ili ne povis vidi sur la Tero. Nekredanto, fanatikulo, absolutisto povos do reveni kun denaskaj ideoj pri fido, toleremo kaj libereco, kaj ĉe la reveno ili trovos la aferojn ŝangitaj kaj ricevos la influon de la nova medio, en kiu ili naskiĝos. Anstataŭ kontraŭstari, ili kunhelpos la novajn ideojn.

33. – La regenerado de la homaro ne nepre bezonas do la kompletan renoviĝon de la Spiritoj: sufiĉas ia ŝanĝo de iliaj moralaj dispozicioj. Tiu ŝanĝo fariĝas ĉe ĉiuj, kiuj inklinas al ĝi, se nur ili estas fortiritaj el la ruiniga influo de la mondo. Tiel, ne ĉiam la revenantoj estas aliaj Spiritoj: ili ofte estas la samaj Spiritoj, tamen pensantaj kaj sentantaj alimaniere.

Kiam tiu pliboniĝo fariĝas izole kaj individue, ĝi pasas nerimarkate sen ia videbla influo sur la mondon. Tute alia estas la efiko, kiam ĝi fariĝas samtempe ĉe grandaj amasoj, ĉar tiam, laŭ ĝiaj proporcioj en unu generacio, la ideoj de unu popolo aŭ de unu raso povas profunde ŝanĝiĝi.

Tion oni preskaŭ ĉiam rimarkas post la grandaj skuoj, kiuj disfalĉas la loĝantarojn. La detruantaj malfeliĉegoj pereigas nur korpojn, ne atingas la Spiriton, intensigas la iro-reiran movadon inter la korpa kaj la spirita mondoj, sekve la progresan movadon de enkarniĝintaj kaj elkarniĝintaj Spiritoj.

Rimarkindas, ke en ĉiuj epokoj de la Historio la grandajn sociajn krizojn sekvis erao de progreso.

34. – Nuntempe okazas unu el tiuj ĝeneralaj movadoj, kiuj devas estigi ian reformon de la homaro. La multeco de detruaj kaŭzoj prezentas karakterizan signon de la tempoj, ĉar ili devos akceli la burĝonadon de la novaj ĝermoj. Tio estas kvazaŭ folioj falantaj en aŭtuno, kiujn sekvos novaj folioj, plenaj de vivo, ĉar la homaro havas siajn sezonojn, same kiel la individuoj havas siajn aĝojn. La velkintaj folioj de la homaro falas pro la puŝoj kaj batoj de la vento, por renaskiĝi pli viglaj sub la sama vivoblovo, kiu ne estingiĝas sed ja puriĝas.

35. – Por materialisto, la detruantaj malfeliĉegoj estas senkompensaj plagoj, sen utilaj rezultatoj, ĉar iliaopinie tiuj malfeliĉegoj por ĉiam neniigas la estulojn. Sed por tiu, scianta, ke la morto nur detruas la envolvaĵon, tiaj malfeliĉegoj ne rezultigas la samajn sekvojn kaj ne kaŭzas al li la plej etan timon; li komprenas ties celon kaj ankaŭ scias, ke la homoj ne pli perdas, mortante kunaj, ol mortante solaj, ĉar per unu aŭ alia maniero ili ĉiuj nepre tien iros.

La nekredantoj priridos tiajn aferojn kaj ilin rigardos kimeraj; sed, kion ajn ili diros, ili ne eskapos la komunan leĝon; kiel la ceteraj, ili siavice falos, kaj tiam kio ili fariĝos? Ili diras: Nenio! Ili tamen vivos, spite al si mem, kaj iam estos devigitaj malfermi siajn okulojn.

La Genezo – Allan Kardec.