terça-feira, 29 de agosto de 2023
domingo, 27 de agosto de 2023
Fotos + Frases de Rabindranath Tagore.
Se de noite chorares pelo sol, não verás as estrelas. - Rabindranath Tagore.
Quanto maiores somos em humildade, tanto mais próximos estamos da grandeza. - Rabindranath Tagore.
Há triunfos que só se obtêm pelo preço da alma, mas a alma é mais preciosa que qualquer triunfo. - Rabindranath Tagore.
Adormeci e sonhei que a vida era alegria; despertei e vi que a vida era serviço; servi e vi que o serviço era uma alegria. - Rabindranath Tagore.
sábado, 26 de agosto de 2023
Razza adamitica / A Raça Adâmica.
Razza adamitica.
38. Secondo l'insegnamento
degli Spiriti, è una di queste grandi immigrazioni o, se si preferisce, una di
queste colonie di Spiriti, venuti da un'altra sfera, ad aver dato origine alla
razza simbolizzata nella persona di Adamo e, per questa ragione, chiamata razza
adamitica. Quando questa è arrivata, la Terra era popolata da tempo
immemorabile, come l'America quando vi sono giunti gli europei.
La razza
adamitica, più avanzata delle razze che l'avevano preceduta sulla Terra, è in
effetti la più intelligente ed è quella che spinge al progresso tutte le altre.
La Genesi ce la mostra, fin dai suoi inizi, industriosa, atta alle arti e alle
scienze, senza esser passata attraverso l'infanzia intellettuale, la qual cosa
non è caratteristica delle razze primitive, ma concorda con l'opinione 'secondo
cui si componeva di Spiriti che erano già progrediti. Tutto prova che tale
razza non è affatto antica sulla Terra, e nulla si oppone all'ipotesi che essa
si trovi qui soltanto da alcune migliaia di anni. Ciò non sarebbe in contraddizione
né con le prove geologiche né con le osservazioni antropologiche, anzi
tenderebbe, al contrario, a confermarle.
39. La dottrina
che fa procedere tutto il genere umano da una sola individualità, da seimila
anni, non è ammissibile allo stato attuale delle conoscenze. Riassumeremo ora i
vari punti delle principali considerazioni, che contraddicono tale dottrina,
tratte dall'ordine fisico e dall'ordine morale.
Dal punto di
vista fisiologico, certe razze presentano particolari tipi caratteristici che
non consentono di assegnare loro una origine comune. Ci sono differenze che non
sono, in modo evidente l'effetto del clima, poiché i bianchi che si riproducono
nel paese dei negri non diventano neri, e viceversa. L'ardore del sole brucia e
abbronza l'epidermide, ma non ha mai trasformato un bianco in negro, non ha mai
appiattito il naso, cambiato la linea dei tratti della fisionomia, né reso
crespi e lanosi dei capelli lunghi e setosi. Si sa oggi che il colore della
pelle del negro proviene da un particolare tessuto sottocutaneo che attiene
alla specie.
Bisogna, perciò,
considerare le razze negre, mongoliche, caucasiche come razze che hanno una
loro propria origine e che hanno tratto origine simultaneamente o
successivamente su differenti parti del globo; il loro incrocio ha prodotto le
razze miste secondarie. I caratteri fisiologici delle razze primitive sono
l'indice evidente che esse provengono da tipi speciali. Le stesse
considerazioni si applicano, di conseguenza, all'uomo come agli animali, per
quanto concerne la pluralità delle stirpi (cap. X, n. 2 e ss.).
40. Adamo e i
suoi discendenti sono rappresentati nella Genesi come uomini essenzialmente
intelligenti, poiché, fin dalla seconda generazione, costruiscono città,
coltivano la terra, lavorano i metalli. Rapidi e costanti nel tempo sono i loro
progressi nelle arti e nelle scienze. Non si potrebbe, pertanto, concepire che
questa stirpe abbia avuto per discendenti popoli numerosi così arretrati, d'una
intelligenza tanto rudimentale, che ancor oggi essi sfiorano l'animalità;
popoli che avrebbero perduto ogni traccia e perfino il minimo ricordo di ciò
che facevano i loro padri. Una differenza così radicale nelle attitudini
intellettive e nello sviluppo morale attesta, con non meno evidenza, una
differenza d'origine.
41.
Indipendentemente dai fatti geologici, la prova dell'esistenza dell'uomo sulla
Terra prima dell'epoca fissata dalla Genesi è tratta dalla popolazione del
globo.
Senza parlare
della cronologia cinese, che risale, si dice, a trentamila anni fa, documenti
più autentici attestano che l'Egitto, l'India e altri paesi erano popolati e
fiorenti almeno tremila anni prima dell'era cristiana e, di conseguenza, mille
anni dopo la creazione del primo uomo, secondo la cronologia biblica. Documenti
e osservazioni recenti non lasciano oggi alcun dubbio sui rapporti che sono
esistiti tra l'America e gli antichi Egizi. Da ciò, bisogna concludere che quel
paese, a quell'epoca, era già popolato. Bisognerebbe allora ammettere che in
mille anni la posterità di un solo uomo ha potuto coprire la maggior parte
della Terra. Orbene, una simile fecondità sarebbe in antagonismo con tutte le
leggi antropologiche. [48]
"Non è
opportuno pubblicare prematuramente le scoperte fatte, dal punto di vista della
storia dell'uomo, dalla recente spedizione scientifica del Messico. Tuttavia
nulla si oppone affinché il pubblico sappia, fin d'ora, che l'esplorazione ha
segnalato l'esistenza di un gran numero di città, con il tempo scomparse, ma
che il piccone e l'incendio possono trarre dalla loro tomba. Gli scavi hanno
dappertutto portato alla luce tre strati di civilizzazione che sembrano dare al
mondo americano un'antichità favolosa".
È così che, ogni
giorno, la scienza viene a dare la smentita dei fatti alla dottrina che limita
a 6000 anni fa l'apparizione dell'uomo sulla Terra e pretende di farlo derivare
da un'unica stirpe.
*[48]
L'Esposizione Universale del 1867 ha presentato delle antichità provenienti dal
Messico, che non lasciano alcun dubbio sui rapporti che i popoli di questo
paese hanno avuto con gli antichi Egizi. Léon Méchedin, in una nota affissa nel
tempio messicano dell'Esposizione, si esprimeva così:
42.
L'impossibilità diventa ancora più evidente se si ammette, con la Genesi, che
il diluvio ha distrutto tutto il genere umano, a eccezione di Noè e della sua
famiglia, che non era numerosa, nell'anno del mondo 1656, ossia 2348 anni prima
dell'era cristiana. In realtà sarebbe, dunque, soltanto da Noè che daterebbe il
popolamento del globo. Ora, quando gli Ebrei si stabilirono in Egitto, 612 anni
dopo il diluvio, c'era già un potente impero, che sarebbe stato popolato —
senza parlare degli altri paesi —, in meno di sei secoli, dai soli discendenti
di Noè, la qual cosa non è ammissibile.
Osserviamo,
incidentalmente, che gli Egizi accolsero gli Ebrei come stranieri. Ci sarebbe
da meravigliarsi che avessero perduto il ricordo di una comunanza di origine
così vicina, mentre conservavano religiosamente i monumenti della loro storia.
Una logica
rigorosa, corroborata dai fatti, dimostra quindi nella maniera più perentoria
che l'uomo è sulla Terra da un tempo indeterminato, molto anteriore all'epoca
assegnata dalla Genesi. Lo stesso accadde per quanto riguarda la diversità
delle stirpi primitive: infatti, dimostrare l'impossibilità di una proposizione
significa dimostrare la proposizione contraria. Se la geologia scopre tracce
autentiche della presenza dell'uomo prima del grande periodo diluviale, la
dimostrazione sarà ancora più assoluta.
LA
GENESI – Allan Kardec.
A Raça Adâmica.
38. De acordo
com o ensino dos Espíritos, foi uma dessas grandes imigrações, ou, se quiserem,
uma dessas colônias de Espíritos, vinda de outra esfera, que deu origem à raça
simbolizada na pessoa de Adão e, por essa razão mesma, chamada raça adâmica.
Quando ela aqui chegou, a Terra já estava povoada desde tempos imemoriais, como
a América, quando aí chegaram os europeus.
Mais adiantada
do que as que a tinham precedido neste planeta, a raça adâmica é, com efeito, a
mais inteligente, a que impele ao progresso todas as outras. A Gênese nola
mostra, desde os seus primórdios, industriosa, apta às artes e às ciências, sem
haver passado aqui pela infância espiritual, o que não se dá com as raças
primitivas, mas concorda com a opinião de que ela se compunha de Espíritos que
já tinham progredido bastante. Tudo prova que a raça adâmica não é antiga na
Terra e nada se opõe a que seja considerada como habitando este globo desde
apenas alguns milhares de anos, o que não estaria em contradição nem com os
fatos geológicos, nem com as observações antropológicas, antes tenderia a
confirmá-las.
39. No estado
atual dos conhecimentos, não é admissível a doutrina segundo a qual todo o
gênero humano procede de uma individualidade única, de há seis mil anos somente
a esta parte. Tomadas à ordem física e à ordem moral, as considerações que a
contradizem se resumem no seguinte:
Do ponto de
vista fisiológico, algumas raças apresentam característicos tipos particulares,
que não permitem se lhes assinale uma origem comum. Há diferenças que
evidentemente não são simples efeito do clima, pois que os brancos que se
reproduzem nos países dos negros não se tornam negros e reciprocamente. O ardor
do Sol tosta e brune a epiderme, porém nunca transformou um branco em negro,
nem lhe achatou o nariz, ou mudou a forma dos traços da fisionomia, nem lhe
tornou lanzudo e encarapinhado o cabelo comprido e sedoso. Sabe-se hoje que a
cor do negro provém de um tecido especial subcutâneo, peculiar à espécie.
Há-se, pois, de
considerar as raças negras, mongólicas, caucásicas como tendo origem própria,
como tendo nascido simultânea ou sucessivamente em diversas partes do globo. O
cruzamento delas produziu as raças mistas secundárias. Os caracteres
fisiológicos das raças primitivas constituem indício evidente de que elas
procedem de tipos especiais. As mesmas considerações se aplicam,
conseguintemente, assim aos homens, quanto aos animais, no que concerne à
pluralidade dos troncos. (Cap. X, n. os 2 e seguintes.)
40. Adão e seus
descendentes são apresentados na Gênese como homens sobremaneira inteligentes,
pois que, desde a segunda geração, constroem cidades, cultivam a terra,
trabalham os metais. São rápidos e duradouros seus progressos nas artes e nas
ciências. Não se conceberia, portanto, que esse tronco tenha tido, como ramos,
numerosos povos tão atrasados, de inteligência tão rudimentar, que ainda em
nossos dias rastejam a animalidade, que hajam perdido todos os traços e, até, a
menor lembrança do que faziam seus pais. Tão radical diferença nas aptidões
intelectuais e no desenvolvimento moral atesta, com evidência não menor, uma
diferença de origem.
41. Independentemente
dos fatos geológicos, da população do globo se tira a prova da existência do
homem na Terra, antes da época fixada pela Gênese. Sem falar da cronologia
chinesa, que remonta, dizem, a trinta mil anos, documentos mais autênticos
provam que o Egito, a Índia e outros países já eram povoados e floresciam, pelo
menos, três mil anos antes da era cristã, mil anos, portanto, depois da criação
do primeiro homem, segundo a cronologia bíblica. Documentos e observações
recentes não consentem hoje dúvida alguma quanto às relações que existiram
entre a América e os antigos egípcios, donde se tem de concluir que essa região
já era povoada naquela época. Forçoso então seria admitir-se que, em mil anos,
a posteridade de um único homem pôde povoar a maior parte da Terra. Ora,
semelhante fecundidade estaria em antagonismo com todas as leis
antropológicas.*
* Na Exposição
Universal de 1867, apresentaram-se antiguidades do México que nenhuma dúvida
deixam sobre as relações que os povos desse país tiveram com os antigos egípcios.
O Sr. Léon Méchedin, numa nota afixada no templo mexicano da Exposição, assim
se exprimia:
“Não é
conveniente se publiquem, prematuramente, as descobertas feitas, do ponto de
vista da história do homem, pela recente expedição científica do México.
Entretanto, nada se opõe a que o público saiba, desde já, que a exploração
assinalou a existência de grande numero de cidades desaparecidas com o tempo,
mas que a picareta e o incêndio podem retirar de suas mortalhas. As escavações
puseram a descoberto, por toda parte, três camadas de civilizações, que dão ao
mundo americano uma antiguidade fabulosa.”
É assim que
todos os dias a ciência opõe o desmentido dos fatos à doutrina que limita a
6.000 anos a aparição do homem na Terra e pretende fazê-lo derivar de um tronco
único.
42. Ainda mais
evidente se torna a impossibilidade, desde que se admita, com a Gênese, que o
dilúvio destruiu todo o gênero humano, com exceção de Noé e de sua família, que
não era numerosa, no ano de 1656 do mundo, ou seja, 2.348 anos antes da era
cristã. Em realidade, pois, daquele patriarca é que dataria o povoamento da
Terra. Ora, quando os hebreus se estabeleceram no Egito, 612 anos após o
dilúvio, já o Egito era um poderoso império, que teria sido povoado, sem falar
de outros países, em menos de seis séculos, só pelos descendentes de Noé, o que
não é admissível.
Notemos, de
passagem, que os egípcios acolheram os hebreus como estrangeiros. Seria de
espantar que houvessem perdido a lembrança de uma tão próxima comunidade de
origem, quando conservaram religiosamente os monumentos de sua história.
Rigorosa lógica,
com os fatos a corroborá-la da maneira mais peremptória, mostra, pois, que o
homem está na Terra desde tempo indeterminado, muito anterior à época que a
Gênese assinala. O mesmo ocorre com a diversidade dos troncos primitivos,
porquanto demonstrar a impossibilidade de uma proposição é demonstrar a
proposição contrária. Se a geologia descobrir traços autênticos da presença do
homem antes do grande período diluviano, ainda mais completa é a demonstração.
A Gênese – Allan
Kardec.
Doutrina dos anjos decaídos e da perda do paraíso / Doctrine of Fallen Angels and of Paradise Lost. (*)
Doutrina dos anjos decaídos e da perda
do paraíso.
* Quando, na
Revue spirite de janeiro de 1862, publicamos um artigo sobre a interpretação da
doutrina dos anjos decaídos, apresentamos essa teoria como simples hipótese,
sem outra autoridade afora a de uma opinião pessoal controversível, porque nos
faltavam então elementos bastantes para uma afirmação peremptória. Expusemo-la
a título de ensaio, tendo em vista provocar o exame da questão, decidido,
porém, a abandoná-la ou modificá-la, se fosse preciso. Presentemente, essa
teoria já passou pela prova do controle universal. Não só foi bem aceita pela
maioria dos espíritas, como a mais racional e a mais concorde com a soberana
justiça de Deus, mas também foi confirmada pela generalidade das instruções que
os Espíritos deram sobre o assunto. O mesmo se verificou com a que concerne à
origem da raça adâmica.
43. Os mundos
progridem, fisicamente, pela elaboração da matéria e, moralmente, pela
purificação dos Espíritos que os habitam. A felicidade neles está na razão
direta da predominância do bem sobre o mal e a predominância do bem resulta do
adiantamento moral dos Espíritos. O progresso intelectual não basta, pois que
com a inteligência podem eles fazer o mal.
Logo que um
mundo tem chegado a um de seus períodos de transformação, a fim de ascender na
hierarquia dos mundos, operam-se mutações na sua população encarnada e
desencarnada. É quando se dão as grandes emigrações e imigrações (n. os 34 e
35). Os que, apesar da sua inteligência e do seu saber, perseveraram no mal,
sempre revoltados contra Deus e suas leis, se tornariam daí em diante um
embaraço ao ulterior progresso moral, uma causa permanente de perturbação para
a tranquilidade e a felicidade dos bons, pelo que são excluídos da humanidade a
que até então pertenceram e tangidos para mundos menos adiantados, onde
aplicarão a inteligência e a intuição dos conhecimentos que adquiriram ao
progresso daqueles entre os quais passam a viver, ao mesmo tempo que expiarão,
por uma série de existências penosas e por meio de árduo trabalho, suas
passadas faltas e seu voluntário endurecimento.
Que serão tais
seres, entre essas outras populações, para eles novas, ainda na infância da
barbárie, senão anjos ou Espíritos decaídos, ali vindos em expiação? Não é,
precisamente, para eles, um paraíso perdido a terra donde foram expulsos? Essa
terra não lhes era um lugar de delícias, em comparação com o meio ingrato onde
vão ficar relegados por milhares de séculos, até que hajam merecido libertar-se
dele? A vaga lembrança intuitiva que guardam da terra donde vieram é uma como
longínqua miragem a lhes recordar o que perderam por culpa própria.
44. Mas, ao
mesmo tempo que os maus se afastam do mundo em que habitavam, Espíritos
melhores aí os substituem, vindos quer da erraticidade, concernente a esse
mundo, quer de um mundo menos adiantado, que mereceram abandonar; Espíritos
esses para os quais a nova habitação é uma recompensa. Assim renovada e
depurada a população espiritual dos seus piores elementos, ao cabo de algum
tempo o estado moral do mundo se encontra melhorado.
São às vezes
parciais essas mutações, isto é, circunscritas a um povo, a uma raça; doutras
vezes, são gerais, quando chega para o globo o período de renovação.
45. A raça adâmica
apresenta todos os caracteres de uma raça proscrita. Os Espíritos que a
integram foram exilados para a Terra, já povoada, mas de homens primitivos,
imersos na ignorância, que aqueles tiveram por missão fazer progredir,
levando-lhes as luzes de uma inteligência desenvolvida. Não é esse, com efeito,
o papel que essa raça há desempenhado até hoje? Sua superioridade intelectual
prova que o mundo donde vieram os Espíritos que a compõem era mais adiantado do
que a Terra. Havendo entrado esse mundo numa nova fase de progresso e não tendo
tais Espíritos querido, pela sua obstinação, colocar-se à altura desse
progresso, lá estariam deslocados e constituiriam um obstáculo à marcha
providencial das coisas. Foram, em consequência, desterrados de lá e substituídos
por outros que isso mereceram.
Relegando aquela
raça para esta terra de labor e de sofrimentos, teve Deus razão para lhe dizer:
“Dela tirarás o alimento com o suor da tua fronte”. Na sua mansuetude,
prometeu-lhe que lhe enviaria um salvador, isto é, um que a esclareceria sobre
o caminho que lhe cumpria tomar, para sair desse lugar de miséria, desse
inferno, e ganhar a felicidade dos eleitos. Esse salvador ele, com efeito, lho
enviou, na pessoa do Cristo, que lhe ensinou a lei de amor e de caridade que ela
desconhecia e que seria a verdadeira âncora de salvação.
É igualmente com
o objetivo de fazer que a humanidade se adiante em determinado sentido que
Espíritos superiores, embora sem as qualidades do Cristo, encarnam de tempos a
tempos na Terra para desempenhar missões especiais, proveitosas,
simultaneamente, ao adiantamento pessoal deles, se as cumprirem de acordo com
os desígnios do Criador.
46. Sem a
reencarnação, a missão do Cristo seria um contra-senso, assim como a promessa
feita por Deus. Suponhamos, com efeito, que a alma de cada homem seja criada
por ocasião do nascimento do corpo e não faça mais do que aparecer e
desaparecer da Terra: nenhuma relação haveria entre as que vieram desde Adão
até Jesus Cristo, nem entre as que vieram depois; todas são estranhas umas às
outras. A promessa que Deus fez de um salvador não poderia entender-se com os
descendentes de Adão, uma vez que suas almas ainda não estavam criadas. Para
que a missão do Cristo pudesse corresponder às palavras de Deus, fora mister se
aplicassem às mesmas almas. Se estas são novas, não podem estar maculadas pela
falta do primeiro pai, que é apenas pai carnal e não pai espiritual. A não ser
assim, Deus houvera criado almas com a mácula de uma falta que não podia deixar
nelas vestígio, pois que elas não existiam. A doutrina vulgar do pecado
original implica, conseguintemente, a necessidade de uma relação entre as almas
do tempo do Cristo e as do tempo de Adão; implica, portanto, a reencarnação.
Dizei que todas
essas almas faziam parte da colônia de Espíritos exilados na Terra ao tempo de
Adão e que se achavam manchadas dos vícios que lhes acarretaram ser excluídas
de um mundo melhor e tereis a única interpretação racional do pecado original,
pecado peculiar a cada indivíduo e não resultado da responsabilidade da falta
de outrem a quem ele jamais conheceu. Dizei que essas almas ou Espíritos
renascem diversas vezes na Terra para a vida corpórea, a fim de progredirem,
depurando-se; que o Cristo veio esclarecer essas mesmas almas, não só acerca de
suas vidas passadas, como também com relação às suas vidas ulteriores e então,
mas só então, lhe dareis à missão um sentido real e sério, que a razão pode
aceitar.
47. Um exemplo
familiar, mas frisante pela analogia, ainda mais compreensíveis tornará os
princípios que acabam de ser expostos.
A 24 de maio de
1861, a fragata Ifigênia transportou à Nova Caledônia uma companhia disciplinar
composta de 291 homens. À chegada, o comandante lhes baixou uma ordem do dia
concebida assim:
“Pondo os pés
nesta terra longínqua, já sem dúvida compreendestes o papel que vos está
reservado.
“A exemplo dos
bravos soldados da nossa marinha, que servem sob as vossas vistas,
ajudar-nos-eis a levar com brilho o facho da civilização ao seio das tribos
selvagens da Nova Caledônia. Não é uma bela e nobre missão, pergunto?
Desempenhá-la-eis dignamente.
“Escutai a
palavra e os conselhos dos vossos chefes. Estou à frente deles. Entendei bem as
minhas palavras.
“A escolha do
vosso comandante, dos vossos oficiais, dos vossos suboficiais e cabos constitui
garantia certa de que todos os esforços serão tentados para fazer-vos
excelentes soldados, digo mais: para vos elevar à altura de bons cidadãos e vos
transformar em colonos honrados, se o quiserdes.
“A nossa
disciplina é severa e assim tem que ser. Colocada em nossas mãos, ela será
firme e inflexível, ficai sabendo, do mesmo modo que, justa e paternal, saberá
distinguir o erro do vício e da degradação. . .”
Aí tendes um
punhado de homens expulsos, pelo seu mau proceder, de um país civilizado e
mandados, por punição, para o meio de um povo bárbaro. Que lhes diz o chefe? —
“Infringistes as leis do vosso país; nele vos tornastes causa de perturbação e
escândalo e fostes expulsos; mandam-vos para aqui, mas aqui podeis resgatar o
vosso passado; podeis, pelo trabalho, criar-vos aqui uma posição honrosa e tornar-vos
cidadãos honestos. Tendes uma bela missão a cumprir: levar a civilização a
estas tribos selvagens. A disciplina será severa, mas justa, e saberemos
distinguir os que procederem bem. Tendes nas mãos a vossa sorte; podeis
melhorá-la, se o quiserdes, porque tendes o livre-arbítrio.”
Para aqueles
homens, lançados ao seio da selvajaria, a mãe-pátria não é um paraíso que eles
perderam pelas suas próprias faltas e por se rebelarem contra a lei? Naquela
terra distante, não são eles anjos decaídos? A linguagem do chefe não é
idêntica à de que usou Deus falando aos Espíritos exilados na Terra:
“Desobedecestes às minhas leis e, por isso, eu vos expulsei do mundo onde
podíeis viver ditosos e em paz. Aqui, estareis condenados ao trabalho; mas,
podereis, pelo vosso bom procedimento, merecer perdão e reganhar a pátria que
perdestes por vossa falta, isto é, o céu?”
48. À primeira
vista, a ideia de decaimento parece em contradição com o princípio segundo o
qual os Espíritos não podem retrogradar. Deve-se, porém, considerar que não se
trata de um retrocesso ao estado primitivo. O Espírito, ainda que numa posição
inferior, nada perde do que adquiriu; seu desenvolvimento moral e intelectual é
o mesmo, qualquer que seja o meio onde se ache colocado. Ele está na situação
do homem do mundo condenado à prisão por seus delitos. Certamente, esse homem
se encontra degradado, decaído, do ponto de vista social, mas não se torna nem
mais estúpido, nem mais ignorante.
49. Será crível,
perguntamos agora, que esses homens mandados para a Nova Caledônia vão
transformar-se de súbito em modelos de virtude? Que vão abjurar repentinamente
seus erros do passado? Para supor tal coisa, fora necessário desconhecer a
humanidade. Pela mesma razão, os Espíritos da raça adâmica, uma vez transplantados
para a terra do exílio, não se despojaram instantaneamente do seu orgulho e de
seus maus instintos; ainda por muito tempo conservaram as tendências que
traziam, um resto da velha levedura. Ora, não é esse o pecado original?
A Gênese – Allan
Kardec.
Doctrine of
Fallen Angels and of Paradise Lost.
* When, in the Revue of January, 1862, we published an article on the interpretation of the doctrine of fallen angels, we presented this theory only as an hypothesis, having in its support found no higher authority than controvertible personal opinion. From that time till the present we have lacked the necessary materials out of which to construct an absolute affirmative proposition. We gave this title to that essay for the sake of provoking research, fully determined either to abandon or modify the theory if necessity should rise. Today this theory has been submitted to the trial of universal control. Not only has it been endorsed by a great majority of spiritists as most rational and most in accord with the sovereign justice of God, but has been directly confirmed by the greater part of the instructions given by the Spirits on this subject. It is identical with that which explains the origin of the Adamic race.
43. Worlds
advance physically by the transformations of matter, and morally by the
purification of the spirits who inhabit them. Goodness can only be realized in
the predominance of good over evil, and the predominance of good results from
the moral progress made by spirits. Intellectual progress will not suffice,
because with knowledge it is possible to work harm.
At the time then
when a world has reached one of its transformation crises which mark the stages
of its ascent in the hierarchy, changes of a marked character take place among
its incarnated and discarnated inhabitants, causing extensive emigrations and
immigrations (n° 34 and 35). Those who, notwithstanding their intelligence and
knowledge, have continued in evil their revolt against God and his laws, would
be henceforth obstacles in the path of further moral progress, a permanent
source of trouble, disturbing the tranquility and well-being of the virtuous.
For this reason are they sent forth into less advanced worlds - worlds in which
they can utilize their intelligence and the results of their acquired knowledge
in furthering the advancement of those among whom they are called to live, at
the same time expiating in a series of laborious existences, by hard work,
their past faults and their willful obstinacy.
How will it fare
with them among colonies so strange to them, tribes still in barbaric infancy?
Will not such surroundings make the lives of these exiled angels or spirits
lives of expiation indeed? And the world from which they have been sent forth,
will it not appear to them a lost paradise? Was it not to them a delightful
place in comparison to that where they are banished for centuries, until they
have merited deliverance from it? The vague intuitive remembrance they preserve
is to them like a distant mirage, which recalls to them what they have lost by
their fault.
44. But, while
the wicked have departed from the world they inhabited, they are replaced by
higher spirits, who have come, perhaps, from a less advanced world that their
merits have allowed them to leave, and for which their new abode is a
recompense. The spiritual population being thus renewed and purged of its lower
elements at the end of an age, the moral state of the world is improved.
These changes
are sometimes partial; i.e., limited to a people, to a race. At other times
they are general when a period of renovation for the globe has arrived.
45. The Adamic
race has all the characteristics of a proscribed race. The spirits forming part
of it have been exiled upon the already peopled Earth, but peopled by primitive
men yet in ignorance, to whom their mission was to effect their progress by
carrying among them the light of a developed intelligence. Is it not indeed the
place that this race has filled until now? Their intellectual superiority
proves that the world from which they came was more advanced than this Earth;
but that world entering upon a new phase of progress, these spirit, by their
obstinacy not placing themselves at the required heights, would have been a
hindrance to the providential march of events. That is why they were expelled;
while others who have merited them have taken their places.
By placing this
race upon this Earth of trial and suffering, God was just in saying to it: “By
the sweat of your brow you will eat your food.” In his mercy he promised to
send them a Savior; i.e., he who will enlighten them concerning the route from
a state of misery, from this hell, to angelic felicity. This Savior he has sent
to them in the person of Christ, who has taught the law of love and charity
which was unknown to them, and who becomes to them the veritable anchor of
salvation.
It is equally
with a view to the advancement of humanity in a determined sense that some
superior spirits who have not all the qualities of Christ incarnate from time
to time on Earth, in order to accomplish definite missions which aid in their
own advancement, if they fulfill them according to the will of the Creator.
46. Without
reincarnation the mission of Christ, as well as the promise made by God, would
be useless. Let us suppose that the soul of man is created at the birth of his
body and that it only once appears, and then disappears from the Earth. There
is no relation between those who have come from Adam to Jesus, neither between
those who have been born since; they are all strangers to one another. The
promise of a Savior made by God could not only apply to the descendents of Adam
if their souls were not yet created. In order that the mission of Christ should
fulfill the divine word, it was necessary that it should be applied to the same
souls. If these are new souls, they cannot be stained with the fault of the
first father, who is only the material and not the spiritual parent; otherwise
God must have created souls stained with sin they could not have committed. The
common doctrine of original sin implies the necessity of a connection between
the souls living on Earth in the days of Christ and those of the time of Adam,
and consequently of reincarnation.
Suppose that all these souls formed a part of the colony who came to Earth in the days of Adam, and that they were stained with the sin which had expelled them from a brighter world, and you will find a rational interpretation of original sin, each individual’s own sin, and not the result of the fall of another, whom he has never known. Say that these spirits are reborn in different parts of the Earth into corporeal life, that they may progress and purify themselves; that Christ came to enlighten these same souls not only with reference to their past, but also with a view to their ulterior lives; and then only do you endow his mission with an object acceptable to reason.
47. A familiar
example striking by its analogy will cause the principles just exposed to be
better understood.
May 24, 1861,
the frigate “Iphigenia” conducted to New Caledonia a company composed of two
hundred and ninety-one men. The commander of the colony addressed them on their
arrival an order couched in these words:
“At your entrance
into this distant land, you already comprehend that work which is expected of
you.
By the example
of our brave soldiers of the marine service, serving under your eyes, you will
aid us to carry with glare in the midst of the savage tribes of New Caledonia
the torch of civilization. Is it not a beautiful and noble mission to which I
call you? You will fulfill it worthily.
Listen to the
voice and counsels of your leaders. I am at their head. Let my words be well
understood.
The choice of
your commander of your officers, of your under officers and corporals, is a
sure guaranty of all the efforts which will be put forth to make of you
excellent soldiers. I say more, to elevate you to the height of good citizens,
and to transform you into honorable colonists, if you but desire it.
Your discipline
is strict; it has to be so. Placed in our hands it will be firm and inflexible
- you know it well – but also just and paternal. It shall know how to discover
all error, vice, and degradation.
Here then are
men expelled for their bad conduct from a civilized country, and sent for
punishment among barbaric people. What says the chief to them? – “You have
broken the laws of your country - you have caused trouble and scandal, and they
have exiled you from it. They sent you here; but you can retrieve your past.
You can by labor create for yourselves here an honorable position, and become
honest citizens. You have a beautiful mission to fulfill here - that of
carrying civilization among these savage tribes. The discipline will be severe
but just; and we shall know how to distinguish those who will conduct
themselves well. Your destiny is in your own hands; you can improve it if you
so desire, for you have your free will.”
For these men
thus thrown upon the bosom of barbarism, is not the mother country a paradise
lost to them by their rebellion against its laws? In this distant land are they
not fallen angels? The language of the chief, is it not that which God makes
spirits exiled upon the Earth to hear? You have disobeyed my laws; and it is
for that offence that I have banished you from a world in which you could live
happily and in peace. Here you will be condemned to work; but you will be able
by your good conduct to merit your pardon, and re-enter the country you have
forfeited by your sin – i.e., heaven.
48. At first the
idea of a downfall would appear contradictory to that of the non- retrograde
movements of the spirit; but it is necessary to consider that it carried them
toward a return to the primitive state. The spirit, although in an inferior
position, loses nothing he has once acquired. His moral and intellectual
development remains, whatever may be the condition in which he finds himself.
He is in the position of a man of the world condemned to the convicts’ prison
by his misdeeds. Certainly, he has fallen in a social sense; but the fall makes
him neither imbecile nor ignorant.
49. Does anyone
believe that the men sent to New Caledonia are to be suddenly transformed into
models of virtue? That they will all at once abjure their past errors? One
cannot know humanity if he supposed that. For the same reason the spirits of
the Adamic race, once transplanted upon the soil of exile, have not been
instantaneously despoiled of pride and depraved instincts; for a long time they
have preserved the tendencies of their origin, the remains of the old leaven.
Now, is this not original sin?
GENESIS – Allan Kardec.
domingo, 20 de agosto de 2023
Diversidade dos mundos / Diversidad de mundos / Diversità dei mondi.
Diversidade dos mundos.
58.
Acompanhando-nos em nossas excursões celestes, visitastes conosco as regiões
imensas do espaço. Debaixo das nossas vistas, os sóis sucederam aos sóis, os
sistemas aos sistemas, as nebulosas às nebulosas; diante dos nossos passos,
desenrolou-se o panorama esplêndido da harmonia do Cosmo e antegozamos a ideia
do infinito, que somente de acordo com a nossa perfectibilidade futura
poderemos compreender em toda a sua extensão. Os mistérios do éter nos
desvendaram o seu enigma até aqui indecifrável e, pelo menos, concebemos a
ideia da universalidade das coisas. Cumpre que agora nos detenhamos a refletir.
59. É belo, sem
dúvida, haver reconhecido quanto é ínfima a Terra e medíocre a sua importância
na hierarquia dos mundos; é belo haver abatido a presunção humana, que nos é
tão cara, e nos termos humilhado ante a grandeza absoluta; ainda mais belo, no
entanto, será que interpretemos em sentido moral o espetáculo de que fomos
testemunhas. Quero falar do poder infinito da natureza e da ideia que devemos
fazer do seu modo de ação nos diversos domínios do vasto universo.
60. Acostumados,
como estamos, a julgar das coisas pela nossa insignificante e pobre habitação,
imaginamos que a natureza não pode ou não teve de agir sobre os outros mundos,
senão segundo as regras que lhe conhecemos na Terra. Ora, precisamente neste
ponto é que importa reformemos a nossa maneira de ver. Lançai por um instante o
olhar sobre uma região qualquer do vosso globo e sobre uma das produções da
vossa natureza. Não reconhecereis aí o cunho de uma variedade infinita e a
prova de uma atividade sem par? Não vedes na asa de um passarinho das Canárias,
na pétala de um botão de rosa entreaberto a prestigiosa fecundidade dessa bela
natureza? Apliquem-se aos seres que adejam nos ares os vossos estudos, desçam
eles à violeta dos prados, mergulhem nas profundezas do oceano, em tudo e por
toda a parte lereis esta verdade universal: A natureza onipotente age conforme
os lugares, os tempos e as circunstâncias; ela é una em sua harmonia geral, mas
múltipla em suas produções; brinca com um Sol, como com uma gota d’água; povoa
de seres vivos um mundo imenso com a mesma facilidade com que faz se abra o ovo
posto pela borboleta.
61. Ora, se é
tal a variedade que a natureza nos há podido evidenciar em todos os sítios
deste pequeno mundo tão acanhado, tão limitado, quão mais ampliado não deveis
considerar esse modo de ação, ponderando nas perspectivas dos mundos enormes!
Quão mais desenvolvida e pujante não a deveis reconhecer, operando nesses mundos
maravilhosos que, muito mais do que a Terra, lhe atestam a inapreciável
perfeição! Não vejais, pois, em torno de cada um dos sóis do espaço, apenas
sistemas planetários semelhantes ao vosso sistema planetário; não vejais,
nesses planetas desconhecidos, apenas os três reinos que se estadeiam ao vosso
derredor. Pensai, ao contrário, que, assim como nenhum rosto de homem se
assemelha a outro rosto em todo o gênero humano, também uma portentosa
diversidade, inimaginável, se acha espalhada pelas moradas eternas que vogam no
seio dos espaços. Do fato de que a vossa natureza animada começa no zoófito
para terminar no homem, de que a atmosfera alimenta a vida terrestre, de que o
elemento líquido a renova incessantemente, de que as vossas estações fazem se
sucedam nessa vida os fenômenos que as distinguem, não concluais que os milhões
e milhões de terras que rolam pela amplidão sejam semelhantes à que habitais.
Longe disso, aquelas diferem, de acordo com as diversas condições que lhes
foram prescritas e de acordo com o papel que a cada uma coube no cenário do
mundo. São pedrarias variegadas de um imenso mosaico, as diversificadas flores
de admirável parque.
A Gênese – Allan
Kardec.
Diversidad de
mundos
58. Habéis
seguido nuestras excursiones celestes y visitado con nosotros las regiones inmensas
del espacio. Ante nuestros ojos los soles sucedían a los soles, los sistemas a
los sistemas, las nebulosas a las nebulosas. El panorama espléndido de la
armonía cósmica se desplegó delante de nuestros pasos. Hemos recibido un
anticipo de la idea de lo infinito, mas lo comprenderemos en su magnitud total
conforme a nuestro grado de perfección en el futuro. Los misterios del éter
revelaron su enigma, hasta hoy indescifrable, y hoy tenemos, al menos, la
noción de la universalidad de las cosas. Ahora, es necesario detenernos y
reflexionar.
59. Haber
reconocido la pequeñez de la Tierra y su mediocridad en la jerarquía de los
mundos es un adelanto. Haber abatido la fatuidad humana, a la que somos tan
proclives, es otro paso hacia adelante. Pero aún nos falta interpretar en su
faz moral el espectáculo que acabamos de presenciar. Deseo hablar del poder
infinito de la Naturaleza y de la idea que debemos tener de su modo de accionar
en las diversas partes del vasto Universo.
60. Habituados
como estamos a juzgar a las cosas en comparación con nuestra y pequeña
residencia, nos imaginamos que la Naturaleza no ha podido o no ha debido actuar
en otros mundos sino por medio de las reglas conocidas aquí. Ahora bien, es
precisamente este juicio el que debemos reformar.
Detened vuestros
ojos en una región cualquiera de vuestro mundo y en una de las tantas
creaciones de vuestra Naturaleza, ¿no veis vosotros el sello de una diversidad
infinita y la prueba de una actividad sin igual? ¿No reconocéis, acaso, en el
ala de un pequeño pájaro de las Canarias o en el pétalo de un botón de rosa
entreabierto la fecundidad prestigiosa de esta bellísima Naturaleza?
Vuestros
estudios pueden elevarse a los seres que planean en los aires, descender a la
violencia de los prados y llegar a las profundidades del océano, y por doquier
leeréis esta verdad universal: La Naturaleza omnipotente actúa según los
lugares, los tiempos y las circunstancias. Es una en su armonía general, pero
múltiple en sus efectos. Interviene tanto en el Sol como en la gota de agua.
Puebla de seres vivos un mundo inmenso con la misma facilidad con que abre al
huevo que deposita la mariposa en el otoño.
61. Ahora bien,
si tal es la variedad que la Naturaleza pudo plasmar en los diferentes lugares
de este pequeño mundo tan estrecho y limitado, ¡cuánto más debéis ampliar esa
concepción al imaginar las perspectivas de los vastos mundos! ¡Cuánto más
debéis desarrollarlas y reconocer su enorme poder si la aplicamos a los
maravillosos mundos que, en mayor medida aún que en la Tierra, atestiguan su
incognoscible perfección!
No imaginéis
alrededor de los soles del espacio sistemas parecidos a vuestro sistema
planetario. No penséis que en otros planetas desconocidos existirán los tres
reinos naturales que tenéis en el vuestro. Pero pensad que así como no existe
un rostro humano idéntico a otro en toda la especie humana, así también una
diversidad prodigiosa e inimaginable fue esparcida en las residencias eternas
que bogan en el seno de los espacios.
Debido a que
vuestra Naturaleza animada comienza en el zoófito y concluye en el hombre. En
razón de que la atmósfera alimenta la vida terrestre y el elemento líquido la
renueva sin cesar, así como vuestras estaciones producen fenómenos que las
dividen, no deduzcáis que los millones de millones de tierras que se desplazan
por el espacio sean parecidas a la vuestra. Lejos de eso, difieren según las
diferentes condiciones que les son propias y de acuerdo a su papel respectivo
en el escenario del mundo. Son como las piedras preciosas que componen un
gigantesco mosaico, como las flores diversificadas de un admirable jardín.
EL GENESIS –
Allan Kardec.
Diversità dei
mondi
58. Voi ci avete
seguito nelle nostre escursioni celesti e avete visitato con noi le immense
regioni dello spazio. Sotto i nostri sguardi, i soli si sono succeduti ai soli,
i sistemi ai sistemi, le nebulose alle nebulose. Il panorama splendido
dell'armonia del Cosmo si è dispiegato davanti ai nostri passi. E noi abbiamo
così ricevuto in anticipo un'idea dell'infinito, che potremo comprendere in
tutta la sua vastità soltanto secondo la nostra perfettibilità futura. I
misteri dell'etere hanno disvelato il loro enigma, finora indecifrabile, e noi
abbiamo almeno concepito l'idea dell'universalità delle cose. È importante ora
che ci fermiamo e riflettiamo.
59. È bello, senza dubbio, aver riconosciuto l'inferiorità della Terra e la sua mediocre importanza nella gerarchia dei mondi. È bello aver abbassato la presunzione umana, che tanto ci è cara, ed esserci umiliati davanti alla grandezza assoluta; ancora più bello sarà interpretare in senso morale lo spettacolo di cui siamo stati testimoni. Io voglio parlare del potere infinito della natura e dell'idea che dobbiamo farci del suo modo di agire nelle diverse regioni del vasto universo.
60. Abituati
come siamo, a giudicare le cose dalla nostra povera piccola dimora, noi
pensiamo che la natura non ha potuto o non ha dovuto agire sugli altri mondi,
se non secondo le regole che noi abbiamo riconosciuto sulla Terra. Orbene, è
precisamente in questo che è importante correggere il nostro giudizio.
Gettate per un
istante lo sguardo su una qualsiasi regione del vostro globo e su una delle
produzioni della vostra natura: non vi riconoscete forse il sigillo di una
varietà infinita e la prova di un'attività senza eguali? Non vedete forse,
sull'ala di un passerotto delle Canarie, sul petalo di un bocciolo di rosa
appena schiuso, la prestigiosa fecondità di questa bella natura?
Che i vostri
studi si applichino agli esseri che si librano nell'aria, che essi discendano
fino alla violetta dei boschi, che s'inabissino nelle profondità dell'oceano,
in tutto e dappertutto voi leggerete questa verità universale: la natura
onnipotente agisce secondo le leggi, i tempi e le circostanze. Essa è una nella
sua armonia generale, ma multipla nelle sue produzioni; essa si prende gioco di
un sole come di una goccia d'acqua; essa popola di esseri viventi un mondo
immenso con la medesima facilità con cui fa schiudere l'uovo deposto dalla
farfalla d'autunno.
61. Ora, se tale
è la varietà che la natura ci ha potuto esporre in tutti luoghi su questo
piccolo mondo, così stretto, così limitato, quanto più dovete estendere questo
modo di agire della natura pensando alle prospettive dei vasti mondi! Quanto
più dovete sviluppare e riconoscere la potente estensione della natura applicandola
a questi mondi meravigliosi che, ben più della Terra, attestano la loro
inconoscibile perfezione!
Non cercate di
vedere, attorno a ciascun sole dello spazio, sistemi simili al vostro sistema
planetario. Non cercate di vedere su questi pianeti sconosciuti i tre regni
della natura che brillano attorno a voi. Ma pensate che, come non c'è un volto
d'uomo che assomigli, nell'intero genere umano, a un altro volto, così una
diversità prodigiosa e inimmaginabile è stata disseminata nelle dimore eteree
che vagano in seno allo spazio.
Per il fatto che
la vostra natura animata incominci nello zoofito per terminare nell'uomo, per
il fatto che l'atmosfera alimenti la vita terrestre, per il fatto che
l'elemento liquido la rinnovi incessantemente, per il fatto che le vostre
stagioni facciano sì che in questa vita si avvicendino i fenomeni che le
distinguono, non deducetene che i milioni di milioni di terre che vagano
nell'immensa distesa siano simili alla Terra. Al contrario esse differiscono
secondo le diverse condizioni che sono state loro assegnate e secondo il loro
rispettivo ruolo sulla scena del mondo. Sono le gemme variegate di un immenso
mosaico, i diversi fiori di un meraviglioso giardino.
LA GENESI –
Allan Kardec.
A geração nova / The New Generation / La nova generacio.
A geração nova.
27. Para que na
Terra sejam felizes os homens, preciso é que somente a povoem Espíritos bons,
encarnados e desencarnados, que somente ao bem se dediquem. Havendo chegado o
tempo, grande emigração se verifica dos que a habitam: a dos que praticam o mal
pelo mal, ainda não tocados pelo sentimento do bem, os quais, já não sendo
dignos do planeta transformado, serão excluídos, porque, senão, lhe
ocasionariam de novo perturbação e confusão e constituiriam obstáculo ao
progresso. Irão expiar o endurecimento de seus corações, uns em mundos
inferiores, outros em raças terrestres ainda atrasadas, equivalentes a mundos
daquela ordem, aos quais levarão os conhecimentos que hajam adquirido, tendo
por missão fazê-las avançar. Substituí-los-ão Espíritos melhores, que farão
reinem em seu seio a justiça, a paz e a fraternidade.
A Terra, no
dizer dos Espíritos, não terá de transformar-se por meio de um cataclismo que
aniquile de súbito uma geração. A atual desaparecerá gradualmente e a nova lhe
sucederá do mesmo modo, sem que haja mudança alguma na ordem natural das
coisas.
Tudo, pois, se
processará exteriormente, como sói acontecer, com a única, mas capital
diferença de que uma parte dos Espíritos que encarnavam na Terra aí não mais
tornarão a encarnar. Em cada criança que nascer, em vez de um Espírito atrasado
e inclinado ao mal, que antes nela encarnaria, virá um Espírito mais adiantado
e propenso ao bem.
Muito menos,
pois, se trata de uma nova geração corpórea, do que de uma nova geração de
Espíritos. Sem dúvida, neste sentido é que Jesus entendia as coisas, quando
declarava: “Digo-vos, em verdade, que esta geração não passará sem que estes
fatos tenham ocorrido.” Assim, decepcionados ficarão os que contem ver a
transformação operar-se por efeitos sobrenaturais e maravilhosos.
28. A época
atual é de transição; confundem-se os elementos das duas gerações. Colocados no
ponto intermédio, assistimos à partida de uma e à chegada da outra, já se
assinalando cada uma, no mundo, pelos caracteres que lhes são peculiares.
Têm ideias e
pontos de vista opostos as duas gerações que se sucedem. Pela natureza das
disposições morais, porém, sobretudo das disposições intuitivas e inatas,
torna-se fácil distinguir a qual das duas pertence cada indivíduo.
Cabendo-lhe
fundar a era do progresso moral, a nova geração se distingue por inteligência e
razão geralmente precoces, juntas ao sentimento inato do bem e a crenças
espiritualistas, o que constitui sinal indubitável de certo grau de
adiantamento anterior. Não se comporá exclusivamente de Espíritos eminentemente
superiores, mas dos que, já tendo progredido, se acham predispostos a assimilar
todas as ideias progressivas e aptos a secundar o movimento de regeneração.
O que, ao
contrário, distingue os Espíritos atrasados é, em primeiro lugar, a revolta
contra Deus, pelo se negarem a reconhecer qualquer poder superior aos poderes
humanos; a propensão instintiva para as paixões degradantes, para os
sentimentos antifraternos de egoísmo, de orgulho, de inveja, de ciúme; enfim, o
apego a tudo o que é material: a sensualidade, a cupidez, a avareza.
Desses vícios é
que a Terra tem de ser expurgada pelo afastamento dos que se obstinam em não
emendar-se; porque são incompatíveis com o reinado da fraternidade e porque o
contacto com eles constituirá sempre um sofrimento para os homens de bem.
Quando a Terra se achar livre deles, os homens caminharão sem óbices para o
futuro melhor que lhes está reservado, mesmo neste mundo, por prêmio de seus
esforços e de sua perseverança, enquanto esperem que uma depuração mais
completa lhes abra o acesso aos mundos superiores.
29. Não se deve
entender que por meio dessa emigração de Espíritos sejam expulsos da Terra e
relegados para mundos inferiores todos os Espíritos retardatários. Muitos, ao
contrário, aí voltarão, porquanto muitos há que o são porque cederam ao
arrastamento das circunstâncias e do exemplo. Nesses, a casca é pior do que o
cerne. Uma vez subtraídos à influência da matéria e dos prejuízos do mundo
corporal, eles, em sua maioria, verão as coisas de maneira inteiramente diversa
daquela por que as viam quando em vida, conforme os múltiplos casos que
conhecemos. Para isso, têm a auxiliá-los Espíritos benévolos que por eles se
interessam e se dão pressa em esclarecê-los e em lhes mostrar quão falso era o
caminho que seguiam. Nós mesmos, pelas nossas preces e exortações, podemos
concorrer para que eles se melhorem, visto que entre mortos e vivos há perpétua
solidariedade.
É muito simples
o modo por que se opera a transformação, sendo, como se vê, todo ele de ordem
moral, sem se afastar em nada das leis da natureza.
30. Sejam os que
componham a nova geração Espíritos melhores, ou Espíritos antigos que se
melhoraram, o resultado é o mesmo. Desde que trazem disposições melhores, há
sempre uma renovação. Assim, segundo suas disposições naturais, os Espíritos
encarnados formam duas categorias: de um lado, os retardatários, que partem; de
outro, os progressivos, que chegam. O estado dos costumes e da sociedade
estará, portanto, no seio de um povo, de uma raça, ou do mundo inteiro, em
relação com aquela das duas categorias que preponderar.
31. Uma
comparação vulgar ainda melhor dará a compreender o que se passa nessa
circunstância. Figuremos um regimento composto na sua maioria de homens
turbulentos e indisciplinados, os quais ocasionarão nele constantes desordens
que a lei penal terá por vezes dificuldades em reprimir. Esses homens são os
mais fortes, porque mais numerosos do que os outros. Eles se amparam, animam e
estimulam pelo exemplo. Os poucos bons nenhuma influência exercem; seus
conselhos são desprezados; sofrem com a companhia dos outros, que os
achincalham e maltratam. Não é essa uma imagem da sociedade atual?
Suponhamos que
esses homens são retirados um a um, dez a dez, cem a cem, do regimento e
substituídos gradativamente por iguais números de bons soldados, mesmo por
alguns dos que, já tendo sido expulsos, se corrigiram. Ao cabo de algum tempo,
existirá o mesmo regimento, mas transformado. A boa ordem terá sucedido à
desordem.
32. As grandes
partidas coletivas, entretanto, não têm por único fim ativar as saídas; têm
igualmente o de transformar mais rapidamente o espírito da massa, livrando-a
das más influências e o de dar maior ascendente às ideias novas.
Por estarem
muitos, apesar de suas imperfeições, maduros para a transformação, é que muitos
partem, a fim de apenas se retemperarem em fonte mais pura. Enquanto se
conservassem no mesmo meio e sob as mesmas influências, persistiriam nas suas
opiniões e nas suas maneiras de apreciar as coisas. Uma estada no mundo dos
Espíritos bastará para lhes descerrar os olhos, por isso que aí veem o que não
podiam ver na Terra. O incrédulo, o fanático, o absolutista, poderão,
conseguintemente, voltar com ideias inatas de fé, tolerância e liberdade. Ao
regressarem, acharão mudadas as coisas e experimentarão a influência do novo
meio em que houverem nascido. Longe de se oporem às novas ideias,
constituir-se-ão seus auxiliares.
33. A
regeneração da humanidade, portanto, não exige absolutamente a renovação
integral dos Espíritos: basta uma modificação em suas disposições morais. Essa
modificação se opera em todos quantos lhe estão predispostos, desde que sejam
subtraídos à influência perniciosa do mundo. Assim, nem sempre os que voltam
são outros Espíritos; são com frequência os mesmos Espíritos, mas pensando e
sentindo de outra maneira.
Quando insulado
e individual, esse melhoramento passa despercebido e nenhuma influência
ostensiva alcança sobre o mundo. Muito outro é o efeito, quando a melhora se
produz simultaneamente sobre grandes massas, porque, então, conforme as
proporções que assuma, numa geração, pode modificar profundamente as ideias de
um povo ou de uma raça.
É o que quase
sempre se nota depois dos grandes choques que dizimam as populações. Os
flagelos destruidores apenas destroem corpos, não atingem o Espírito; ativam o
movimento de vaivém entre o mundo corporal e o mundo espiritual e, por
conseguinte, o movimento progressivo dos Espíritos encarnados e desencarnados.
É de notar-se que em todas as épocas da História, às grandes crises sociais se
seguiu uma era de progresso.
34. Opera-se
presentemente um desses movimentos gerais, destinados a realizar uma
remodelação da humanidade. A multiplicidade das causas de destruição constitui
sinal característico dos tempos, visto que elas apressarão a eclosão dos novos
germens. São as folhas que caem no outono e às quais sucedem outras folhas
cheias de vida, porquanto a humanidade tem suas estações, como os indivíduos
têm suas várias idades. As folhas mortas da humanidade caem batidas pelas
rajadas e pelos golpes de vento, porém, para renascerem mais vivazes sob o
mesmo sopro de vida, que não se extingue, mas se purifica.
35. Para o
materialista, os flagelos destruidores são calamidades carentes de compensação,
sem resultados aproveitáveis, pois que, na opinião deles, os aludidos flagelos
aniquilam os seres para sempre. Para aquele, porém, que sabe que a morte
unicamente destrói o envoltório, tais flagelos não acarretam as mesmas
consequências e não lhe causam o mínimo pavor; ele lhes compreende o objetivo e
não ignora que os homens não perdem mais por morrerem juntos, do que por
morrerem isolados, dado que, duma forma ou doutra, a isso hão de todos sempre
chegar.
Os incrédulos
rirão destas coisas e as qualificarão de quiméricas; mas, digam o que disserem,
não fugirão à lei comum; cairão a seu turno, como os outros, e, então, que lhes
acontecerá? Eles dizem: Nada! Viverão, no entanto, a despeito de si próprios e
se verão, um dia, forçados a abrir os olhos.
A Genese – Allan
Kardec.
The New
Generation
27. In order
that man shall be happy upon the Earth, it is necessary that it be peopled with
good spirits, incarnate or discarnate, who desire only good. This time has
arrived; a great emigration is being accomplished at this moment among those
who inhabit it. Those who return evil for evil, and in whom the desire to do
right is not felt, being unworthy of the transformed state of the Earth, will
be banished from it, because they will bring only trouble and confusion, and
would be an obstacle to progress. They will go to expiate their hardness of
heart, some into inferior worlds, and others with terrestrial races behind them
in development, which will be the equivalent of inferior worlds, where they
will carry their acquired knowledge, and where it will be their mission to
teach undeveloped beings this knowledge. They will be replaced by better
spirits, who will make justice, peace, and fraternity rule among them.
The Earth,
according to the intelligence gained from the spirits, must not be transformed
by a cataclysm which would suddenly annihilate a generation. The present
generation will gradually disappear, and the new one succeed in the same manner
without anything having been changed in the natural order of things.
All externally will pass along as is usual, with this difference alone, which is an important one, that a part of the spirits which are incarnated here now will no more be incarnated here. The children who will then be born, instead of being underdeveloped and inclined to evil, will be more advanced spirits inclined towards righteousness.
It acts then
much less upon a new corporeal generation than upon the new generation of
spirits. It is undoubtedly within this context that Jesus understood things
when he said: “I tell you the truth, this generation will certainly not pass
away until all these things have happened.” Thus, those who will expect to see
the transformation brought about by supernatural or miraculous effects will be
disappointed.
28. The present
epoch is a transition one; the elements of the two generations are mingling
together. Placed at the intermediary point, we assist at the departure of one
and at the arrival of the other. Each one signalized itself by its own proper
character.
The two
generations which follow each other have views and ideas totally opposed to one
another. By the nature of the moral disposition, but more particularly by the
intuitive and innate disposition, it is easy to distinguish to which of the two
each individual belongs.
The new
generation, being the founder of the era of moral progress, is distinguished
generally by a precocious intelligence and reasoning powers, joined to the
innate sentiment of goodness and of spiritualist beliefs, which is the
unmistakable sign of a certain degree of anterior advancement. It will not be
composed exclusively of eminently superior spirits, but of those who, having
progressed already, are predisposed to embrace all the progressive ideas, and
apt to second the regenerative movement.
That which
distinguishes, on the contrary, undeveloped spirits is, firstly, the revolt
against God by refusing to recognize any power superior to humanity; then the
instinctive propensity to the degrading passions, to the anti-fraternal
sentiments of selfishness, of pride, of the attachment for all that which is
material; sensuality, cupidity and avarice.
These are the
vices of which the Earth must be purged by the removal of those who refuse to
amend, because they are incompatible with the reign of fraternity, and as good
men will suffer always by contact with them. When the Earth shall have been
delivered from them, men will march without hindrance towards that better
future which has been reserved for them here below as the recompense for their
efforts and perseverance, looking forward to a purification still more
complete, which will open to them the entrance to superior worlds.
29. By this
emigration of spirits it is not necessary to understand that all undeveloped
spirits will be expelled from Earth, and condemned to live in inferior worlds.
Many, on the contrary, will return here – those who have yielded to temptation
by the force of circumstances and example; those who appeared to be much worse
than they really were. Once delivered from the influence of matter, and the
prejudices of the corporeal world, the greater part of them will see things in
an entirely different light than when living, as we have numerous examples of
it. In this they are aided by benevolent spirits who are interested in them, and
who try to enlighten them by showing them the wrong in the way they have
pursued. By our prayers and exhortations we can ourselves contribute to their
improvement, because there is a perpetual connection, an unbroken chain,
between the dead and living.
The
transformation is very simple, entirely a moral one, which is according to the
laws of nature.
30. Allowing
that the spirits of the new generation are new ones, but better, more advanced
than the preceding ones, or ancient developed spirits, the result is the same.
From the instant that they become inspired by better desires, the renovation
takes place. There are then two categories of incarnated spirits, which are
formed according to their natural dispositions – on one side those tardy in
progression who depart, and on the other the progressive ones who arrive. The
condition of society in a nation or in the entire world will be according to
the preponderance which one of these two categories has over the other.
31. A common
comparison will make this better comprehended. Let us suppose a regiment
composed of a great majority of undisciplined and unruly men, those who in
constant disorder are brought to feel the severity of the penal laws. These men
are the stronger, because they are the more numerous; they are sustained,
encouraged, and stimulated by example. The few good ones among them are without
influence; their counsels are despised, they are scoffed at, badly treated by
the others, and suffer from this contact. Is this not an emblem of society at present?
Let us suppose
that these men are withdrawn from this regiment one by one, ten by ten, hundred
by hundred, and that they are replaced by an equal number of good soldiers,
even by those who have become seriously amended. At the end of some greater or
less period of time, there will be the same regiment, but a transformed one;
good order will have succeeded to disorder. Thus will it be with regenerated
humanity.
32. The great
collective departures have not alone for object the acceleration of the different
departures, but they also transform more rapidly the minds of the masses by
removing the bad influences from the way, and by giving a greater ascendancy to
new ideas, because many are ready for this transformation, notwithstanding
their imperfections, while many depart to strengthen themselves at a purer
source.
Should they have
remained in the same midst and under the same influences, they would have
persisted in their opinions, and in their manner of seeing things. A sojourn in
the spirit- world suffices to open their eyes to the truth, because they see
there that which they could not see on Earth. The incredulous, the fanatic, the
absolutist, will then be enabled to return with innate ideas of faith, of
tolerance, and of liberty. On their return they will find things changed, and
will submit to the ascendancy of the new midst in which they will be born.
Instead of making opposition to new ideas, they will be helpers towards them.
33. The
regeneration of humanity does not absolutely require the complete renewal of
the spirits. A modification in their moral dispositions suffices. This
modification takes place with all those who are predisposed to it when they
shall have freed themselves from the pernicious influence of the world. Those
who return, then, are not always other spirits, but often the same ones, thinking
and feeling otherwise.
When this
amelioration is isolated and individual, it passes unperceived, and is without
ostensible influences upon the world. Entirely different is the effect when it
operates simultaneously over great masses of people; for then, according to the
proportions of it in one generation, the ideas of a nation or a race can be
profoundly modified by it.
This is observed
after great accidents which decimate a population. The destructive scourges do
not destroy the spirit, but only the body; they accelerate the coming-and-going
movement between the corporeal and spiritual world, and consequently the
progressive movement of incarnate and discarnate spirits. It has been observed,
at all historical epochs that great social crises have been followed by an era
of progress.
34. It is one of
these general movements which is operating at this time, and which must lead to
the repairing of humanity. The multiplicity of the means of destruction is a
characteristic sign of the times; for they must hasten the expansion of the new
germs. They are the leaves of autumn which must fall, but to which will succeed
new leaves full of life; for humanity has its season, as individuals have their
ages. The dead leaves of humanity fall, carried away by the tempestuous blasts
of life, only to be reborn with still greater strength, with the same breath of
life which is not annihilated, but purified.
35. To the
materialist, destructive scourges are calamities without compensation, without
useful results, since, according to him, they annihilate the beings forever.
But for him who knows that death destroys only the envelope, they have not the
same consequences, and cause not the least bit of fear. He comprehends the
object of it, and knows that men lose no more by dying together than
separately, since, in one way or another, it is necessary to arrive there.
Incredulous will
laugh at these things, and treat them as chimerical dreams; but, whatever they
may say, they cannot escape the common law. They will fall in their turn like
the others; and then what will occur? They say: nothing! but they will live in
spite of themselves, and be forced some day to open their eyes to the truth.
THE SPIRITS'
BOOK – Allan Kardec.
La nova
generacio
27. – Por ke la
homoj estu feliĉaj sur la Tero, necesas ke ĝin loĝu nur bonaj Spiritoj, enkarniĝintaj
kaj elkarniĝintaj, kiuj ekskluzive strebu al bono. Ĉar la tempo alvenis, tial granda
migrado ekestas nun inter ĝiaj loĝantoj. Kiuj faras malbonon pro malbono, ankoraŭ
ne tuŝitaj de la sento de bono kaj, pro tio, ne plu indaj je la transformiĝinta
planedo, tiuj estos elpelitaj, ĉar ili sur ĝi denove kaŭzus malordon kaj konfuzitecon
kaj obstaklus la progreson. Ili elpagos la harditecon de siaj koroj, unuj en
malsuperaj mondoj, aliaj ĉe malprogresintaj surteraj rasoj, kiuj ja egalus
tiajn mondojn, kaj al kiuj ili portos siajn akiritajn sciojn, plenumante la
mision progresigi tiujn rasojn. Al ili substituiĝos pli bonaj Spiritoj, kiuj
starigos inter si la regadon de justeco, paco kaj frateco.
Laŭ la Spiritoj,
la Tero ne transformiĝos pere de ia kataklismo, kiu subite neniigus tutan
generacion. La nuna generacio grade malaperos, kaj la nova sammaniere ĝin postvenos,
sen ia ŝanĝo en la natura ordo de la aferoj.
Ĉio do ekstere
fariĝos kiel ordinare, kun la sola sed gravega diferenco, ke parto de la Spiritoj,
kiuj enkarniĝadis sur la Tero, tie ne plu enkarniĝos. En ĉiu naskiĝonta infano,
anstataŭ ke ĝin animus Spirito malprogresinta, inklina al malbono, ja loĝos
Spirito pli progresinta kaj inklina al bono.
Temas do ne pri
nova enkorpa generacio, sed ja pri ia nova generacio da Spiritoj, kaj sendube
en tiu senco Jesuo tion komprenis, kiam li diris: “Vere mi diras al vi: ĉi tiu generacio
ne forpasos, antaŭ ol ĉio tio fariĝos.” Kiuj do esperas vidi la transformiĝon
okazanta per miraklecaj kaj supernaturaj fenomenoj, tiuj nepre elreviĝos.
28. – Transira
estas la nuna epoko, intermiksiĝas la elementoj de la du generacioj. Starantaj
sur la mezo, ni ĉeestas la foriron de unu kaj la alvenon de alia, kaj ĉiu jam
montriĝas en la mondo kun siaj aparte propraj karakteroj.
Ambaŭ sin
intersekvantaj generacioj havas ideojn kaj vidpunktojn inter si kontraŭajn. Laŭ
la naturo de la moralaj dispozicioj, sed ĉefe laŭ la intuiciaj kaj denaskaj
inklinoj, estas facile distingi, al kiu el ambaŭ apartenas ĉiu individuo.
Ĉar ĝin
koncernas fondi la eraon de la morala progreso, la nova generacio distingiĝas
per ordinare frumaturaj inteligento kaj prudento, ligitaj al denaska sento pri
bono kaj al spiritualismaj kredoj, kio konstituas senduban signon de certa grado
da antaŭa progreso. Ĝi ne konsistos ekskluzive el pleje superaj Spiritoj, sed
el tiuj, kiuj, jam progresinte, inklinas asimili ĉiujn progresigajn ideojn kaj
kapablas kunhelpi por la regenera movado.
Kio, male, igas
distingi la malfruiĝintajn Spiritojn, tio estas unue la ribelo kontraŭ Dio per
la rifuzo agnoski ian ajn povon superan al la homaro; la instinkta inklino al
malnoblaj pasioj, al la nefrataj sentoj de egoismo, orgojlo, envio, ĵaluzo; fine
la alkroĉiteco al ĉio materiala: sensamo, avideco, avareco.
Ja el tiuj
malvirtoj la Tero devas esti elpurigita, per la forigo de tiuj, kiuj rifuzas
sin rebonigi, ĉar tiuj malvirtoj estas nekonformaj al la regado de frateco kaj
ĉar la virtuloj ĉiam suferos de ilia kontakto. Kiam la Tero liberiĝos de tiuj
malvirtoj, la homoj irados sen malhelpoj al la pli bona estonteco, kiu al ili
estas rezervita, eĉ en ĉi tiu mondo, kiel premio al ilia penado kaj persistado,
dum ili atendas, ke ankoraŭ pli kompleta elpuriĝo al ili permesu eniron en
superajn mondojn.
29. – Tiun
elmigradon de Spiritoj oni ne tiel komprenu, ke ĉiuj Spiritoj malfruigintaj
estos elpelitaj el la Tero en malsuperajn mondojn. Multaj, kontraŭe, al ĝi
revenos, ĉar ili cedis al la forlogo de la cirkonstancoj kaj de la ekzemplo; ĉe
tiuj la ŝelo estis pli malbona ol la kerno. Unu fojon elirinte el la influo de
la materio kaj de la antaŭjuĝoj de la korpa mondo, ili plejparte rigardos la
aferojn tute alie ol kiel dumvive, kaj pri tio ni havas multenombrajn
ekzemplojn. Por tio, ili estas helpataj de bonvolemaj Spiritoj, kiuj pri ili
interesiĝas kaj rapidas ilin instrui kaj al ili montri, kiel erara estas la
vojo de ili sekvata. Per niaj preĝoj kaj admonoj, ni mem povas kunhelpi por
ilia pliboniĝo, ĉar ekzistas ĉiama solidareco inter mortintoj kaj vivantoj.
Tre simpla estas
la maniero, kiel fariĝas la transformiĝo, kaj, kiel vidate, ĝi estas tute morala
kaj neniel okazas ekster la leĝoj de la Naturo.
30. – Tute
egale, ĉu la novan generacion konsistigas novaj pli bonaj Spiritoj, ĉu
malnovaj, kiuj pliboniĝis, la rezultato estas unu sama: se ili portas pli bonajn
inklinojn, nepre estas renovigo. La enkarniĝintaj Spiritoj formas do du kategoriojn,
laŭ siaj naturaj inklinoj: unuflanke, la malfruiĝintoj, kiuj foriras;
aliflanke, la progresemaj, kiuj alvenas. La stato de la moroj, de la socio ĉe
iu popolo, ĉe iu raso, aŭ en la tuta mondo rilatos do kun tiu, el ambaŭ
kategorioj, kiu superregos.
31. – Vulgara
komparo ankoraŭ pli bone komprenigos, kio okazas tiurilate. Ni imagu reĝimenton,
kiun plejmulte konsistigas tumultemaj, sendisciplinaj homoj: ili tie okazigos konstantan
malordon, kiun la severeco de la punleĝaro devos, ofte kun malfacileco,
subpremi. Tiaj homoj estas la plej fortaj, ĉar pli nombraj ol la ceteraj. Ili sin
reciproke subtenas, kuraĝigas kaj stimulas per la ekzemplo. La kelke da bonaj
estigas nenian influon; iliaj konsiloj estas malŝatataj; ili suferas de la kontakto
de la malbonaj, kiuj ilin mokadas kaj malbontraktas.
Ĉu ne tia estas
la bildo de la nuntempa socio?
Ni supozu, ke
tiaj homoj, po unu, po dek, po cent, estas forigataj el la reĝimento kaj laŭgrade,
egalnombre anstataŭigataj per bonaj soldatoj, eĉ per tiuj, kiuj, iam forigite,
tamen sin korektis: post kelka tempo, ĉiam ankoraŭ ekzistos la sama reĝimento,
sed transformita; bona ordo estos sekvinta la malordon. Tiel estiĝos la
regenerita homaro.
32. – La grandaj
kolektivaj foriroj havas kiel celon ne nur akceli la elmigrojn, sed ankaŭ pli
rapide transformi la spiriton de la amaso, ĝin liberigante de la malbonaj
influoj, kaj havigi pli da aŭtoritateco al la novaj ideoj.
Jen kial multaj,
kiuj, malgraŭ siaj neperfektaåoj, estas jam maturaj por la transformiĝo,
foriras por refreŝiĝi ĉe pli pura fonto. Restante en la sama medio kaj sub la
samaj influoj, ili persistus en siaj opinioj kaj en sia maniero rigardi la aferojn.
Restado en la mondo de la Spiritoj sufiĉos por al ili malfermi la okulojn, ĉar
tie ili vidos, kion ili ne povis vidi sur la Tero. Nekredanto, fanatikulo,
absolutisto povos do reveni kun denaskaj ideoj pri fido, toleremo kaj libereco,
kaj ĉe la reveno ili trovos la aferojn ŝangitaj kaj ricevos la influon de la nova
medio, en kiu ili naskiĝos. Anstataŭ kontraŭstari, ili kunhelpos la novajn
ideojn.
33. – La
regenerado de la homaro ne nepre bezonas do la kompletan renoviĝon de la Spiritoj:
sufiĉas ia ŝanĝo de iliaj moralaj dispozicioj. Tiu ŝanĝo fariĝas ĉe ĉiuj, kiuj
inklinas al ĝi, se nur ili estas fortiritaj el la ruiniga influo de la mondo.
Tiel, ne ĉiam la revenantoj estas aliaj Spiritoj: ili ofte estas la samaj Spiritoj,
tamen pensantaj kaj sentantaj alimaniere.
Kiam tiu
pliboniĝo fariĝas izole kaj individue, ĝi pasas nerimarkate sen ia videbla influo
sur la mondon. Tute alia estas la efiko, kiam ĝi fariĝas samtempe ĉe grandaj
amasoj, ĉar tiam, laŭ ĝiaj proporcioj en unu generacio, la ideoj de unu popolo
aŭ de unu raso povas profunde ŝanĝiĝi.
Tion oni preskaŭ
ĉiam rimarkas post la grandaj skuoj, kiuj disfalĉas la loĝantarojn. La
detruantaj malfeliĉegoj pereigas nur korpojn, ne atingas la Spiriton,
intensigas la iro-reiran movadon inter la korpa kaj la spirita mondoj, sekve la
progresan movadon de enkarniĝintaj kaj elkarniĝintaj Spiritoj.
Rimarkindas, ke
en ĉiuj epokoj de la Historio la grandajn sociajn krizojn sekvis erao de
progreso.
34. – Nuntempe
okazas unu el tiuj ĝeneralaj movadoj, kiuj devas estigi ian reformon de la
homaro. La multeco de detruaj kaŭzoj prezentas karakterizan signon de la
tempoj, ĉar ili devos akceli la burĝonadon de la novaj ĝermoj. Tio estas kvazaŭ
folioj falantaj en aŭtuno, kiujn sekvos novaj folioj, plenaj de vivo, ĉar la
homaro havas siajn sezonojn, same kiel la individuoj havas siajn aĝojn. La
velkintaj folioj de la homaro falas pro la puŝoj kaj batoj de la vento, por
renaskiĝi pli viglaj sub la sama vivoblovo, kiu ne estingiĝas sed ja puriĝas.
35. – Por
materialisto, la detruantaj malfeliĉegoj estas senkompensaj plagoj, sen utilaj rezultatoj,
ĉar iliaopinie tiuj malfeliĉegoj por ĉiam neniigas la estulojn. Sed por tiu,
scianta, ke la morto nur detruas la envolvaĵon, tiaj malfeliĉegoj ne rezultigas
la samajn sekvojn kaj ne kaŭzas al li la plej etan timon; li komprenas ties
celon kaj ankaŭ scias, ke la homoj ne pli perdas, mortante kunaj, ol mortante
solaj, ĉar per unu aŭ alia maniero ili ĉiuj nepre tien iros.
La nekredantoj
priridos tiajn aferojn kaj ilin rigardos kimeraj; sed, kion ajn ili diros, ili
ne eskapos la komunan leĝon; kiel la ceteraj, ili siavice falos, kaj tiam kio
ili fariĝos? Ili diras: Nenio! Ili tamen vivos, spite al si mem, kaj iam estos devigitaj
malfermi siajn okulojn.
La Genezo –
Allan Kardec.