sábado, 26 de agosto de 2023

Razza adamitica / A Raça Adâmica.

Razza adamitica.

38. Secondo l'insegnamento degli Spiriti, è una di queste grandi immigrazioni o, se si preferisce, una di queste colonie di Spiriti, venuti da un'altra sfera, ad aver dato origine alla razza simbolizzata nella persona di Adamo e, per questa ragione, chiamata razza adamitica. Quando questa è arrivata, la Terra era popolata da tempo immemorabile, come l'America quando vi sono giunti gli europei.

La razza adamitica, più avanzata delle razze che l'avevano preceduta sulla Terra, è in effetti la più intelligente ed è quella che spinge al progresso tutte le altre. La Genesi ce la mostra, fin dai suoi inizi, industriosa, atta alle arti e alle scienze, senza esser passata attraverso l'infanzia intellettuale, la qual cosa non è caratteristica delle razze primitive, ma concorda con l'opinione 'secondo cui si componeva di Spiriti che erano già progrediti. Tutto prova che tale razza non è affatto antica sulla Terra, e nulla si oppone all'ipotesi che essa si trovi qui soltanto da alcune migliaia di anni. Ciò non sarebbe in contraddizione né con le prove geologiche né con le osservazioni antropologiche, anzi tenderebbe, al contrario, a confermarle.

39. La dottrina che fa procedere tutto il genere umano da una sola individualità, da seimila anni, non è ammissibile allo stato attuale delle conoscenze. Riassumeremo ora i vari punti delle principali considerazioni, che contraddicono tale dottrina, tratte dall'ordine fisico e dall'ordine morale.

Dal punto di vista fisiologico, certe razze presentano particolari tipi caratteristici che non consentono di assegnare loro una origine comune. Ci sono differenze che non sono, in modo evidente l'effetto del clima, poiché i bianchi che si riproducono nel paese dei negri non diventano neri, e viceversa. L'ardore del sole brucia e abbronza l'epidermide, ma non ha mai trasformato un bianco in negro, non ha mai appiattito il naso, cambiato la linea dei tratti della fisionomia, né reso crespi e lanosi dei capelli lunghi e setosi. Si sa oggi che il colore della pelle del negro proviene da un particolare tessuto sottocutaneo che attiene alla specie.

Bisogna, perciò, considerare le razze negre, mongoliche, caucasiche come razze che hanno una loro propria origine e che hanno tratto origine simultaneamente o successivamente su differenti parti del globo; il loro incrocio ha prodotto le razze miste secondarie. I caratteri fisiologici delle razze primitive sono l'indice evidente che esse provengono da tipi speciali. Le stesse considerazioni si applicano, di conseguenza, all'uomo come agli animali, per quanto concerne la pluralità delle stirpi (cap. X, n. 2 e ss.).

40. Adamo e i suoi discendenti sono rappresentati nella Genesi come uomini essenzialmente intelligenti, poiché, fin dalla seconda generazione, costruiscono città, coltivano la terra, lavorano i metalli. Rapidi e costanti nel tempo sono i loro progressi nelle arti e nelle scienze. Non si potrebbe, pertanto, concepire che questa stirpe abbia avuto per discendenti popoli numerosi così arretrati, d'una intelligenza tanto rudimentale, che ancor oggi essi sfiorano l'animalità; popoli che avrebbero perduto ogni traccia e perfino il minimo ricordo di ciò che facevano i loro padri. Una differenza così radicale nelle attitudini intellettive e nello sviluppo morale attesta, con non meno evidenza, una differenza d'origine.

41. Indipendentemente dai fatti geologici, la prova dell'esistenza dell'uomo sulla Terra prima dell'epoca fissata dalla Genesi è tratta dalla popolazione del globo.

Senza parlare della cronologia cinese, che risale, si dice, a trentamila anni fa, documenti più autentici attestano che l'Egitto, l'India e altri paesi erano popolati e fiorenti almeno tremila anni prima dell'era cristiana e, di conseguenza, mille anni dopo la creazione del primo uomo, secondo la cronologia biblica. Documenti e osservazioni recenti non lasciano oggi alcun dubbio sui rapporti che sono esistiti tra l'America e gli antichi Egizi. Da ciò, bisogna concludere che quel paese, a quell'epoca, era già popolato. Bisognerebbe allora ammettere che in mille anni la posterità di un solo uomo ha potuto coprire la maggior parte della Terra. Orbene, una simile fecondità sarebbe in antagonismo con tutte le leggi antropologiche. [48]

"Non è opportuno pubblicare prematuramente le scoperte fatte, dal punto di vista della storia dell'uomo, dalla recente spedizione scientifica del Messico. Tuttavia nulla si oppone affinché il pubblico sappia, fin d'ora, che l'esplorazione ha segnalato l'esistenza di un gran numero di città, con il tempo scomparse, ma che il piccone e l'incendio possono trarre dalla loro tomba. Gli scavi hanno dappertutto portato alla luce tre strati di civilizzazione che sembrano dare al mondo americano un'antichità favolosa".

È così che, ogni giorno, la scienza viene a dare la smentita dei fatti alla dottrina che limita a 6000 anni fa l'apparizione dell'uomo sulla Terra e pretende di farlo derivare da un'unica stirpe.

*[48] L'Esposizione Universale del 1867 ha presentato delle antichità provenienti dal Messico, che non lasciano alcun dubbio sui rapporti che i popoli di questo paese hanno avuto con gli antichi Egizi. Léon Méchedin, in una nota affissa nel tempio messicano dell'Esposizione, si esprimeva così:

42. L'impossibilità diventa ancora più evidente se si ammette, con la Genesi, che il diluvio ha distrutto tutto il genere umano, a eccezione di Noè e della sua famiglia, che non era numerosa, nell'anno del mondo 1656, ossia 2348 anni prima dell'era cristiana. In realtà sarebbe, dunque, soltanto da Noè che daterebbe il popolamento del globo. Ora, quando gli Ebrei si stabilirono in Egitto, 612 anni dopo il diluvio, c'era già un potente impero, che sarebbe stato popolato — senza parlare degli altri paesi —, in meno di sei secoli, dai soli discendenti di Noè, la qual cosa non è ammissibile.

Osserviamo, incidentalmente, che gli Egizi accolsero gli Ebrei come stranieri. Ci sarebbe da meravigliarsi che avessero perduto il ricordo di una comunanza di origine così vicina, mentre conservavano religiosamente i monumenti della loro storia.

Una logica rigorosa, corroborata dai fatti, dimostra quindi nella maniera più perentoria che l'uomo è sulla Terra da un tempo indeterminato, molto anteriore all'epoca assegnata dalla Genesi. Lo stesso accadde per quanto riguarda la diversità delle stirpi primitive: infatti, dimostrare l'impossibilità di una proposizione significa dimostrare la proposizione contraria. Se la geologia scopre tracce autentiche della presenza dell'uomo prima del grande periodo diluviale, la dimostrazione sarà ancora più assoluta.

         LA GENESI – Allan Kardec.

A Raça Adâmica.

38. De acordo com o ensino dos Espíritos, foi uma dessas grandes imigrações, ou, se quiserem, uma dessas colônias de Espíritos, vinda de outra esfera, que deu origem à raça simbolizada na pessoa de Adão e, por essa razão mesma, chamada raça adâmica. Quando ela aqui chegou, a Terra já estava povoada desde tempos imemoriais, como a América, quando aí chegaram os europeus.

Mais adiantada do que as que a tinham precedido neste planeta, a raça adâmica é, com efeito, a mais inteligente, a que impele ao progresso todas as outras. A Gênese no­la mostra, desde os seus primórdios, industriosa, apta às artes e às ciências, sem haver passado aqui pela infância espiritual, o que não se dá com as raças primitivas, mas concorda com a opinião de que ela se compunha de Espíritos que já tinham progredido bastante. Tudo prova que a raça adâmica não é antiga na Terra e nada se opõe a que seja considerada como habitando este globo desde apenas alguns milhares de anos, o que não estaria em contradição nem com os fatos geológicos, nem com as observações antropológicas, antes tenderia a confirmá-las.

39. No estado atual dos conhecimentos, não é admissível a doutrina segundo a qual todo o gênero humano procede de uma individualidade única, de há seis mil anos somente a esta parte. Tomadas à ordem física e à ordem moral, as considerações que a contradizem se resumem no seguinte:

Do ponto de vista fisiológico, algumas raças apresentam característicos tipos particulares, que não permitem se lhes assinale uma origem comum. Há diferenças que evidentemente não são simples efeito do clima, pois que os brancos que se reproduzem nos países dos negros não se tornam negros e reciprocamente. O ardor do Sol tosta e brune a epiderme, porém nunca transformou um branco em negro, nem lhe achatou o nariz, ou mudou a forma dos traços da fisionomia, nem lhe tornou lanzudo e encarapinhado o cabelo comprido e sedoso. Sabe­-se hoje que a cor do negro provém de um tecido especial subcutâneo, peculiar à espécie.

Há-se, pois, de considerar as raças negras, mongólicas, caucásicas como tendo origem própria, como tendo nascido simultânea ou sucessivamente em diversas partes do globo. O cruzamento delas produziu as raças mistas secundárias. Os caracteres fisiológicos das raças primitivas constituem indício evidente de que elas procedem de tipos especiais. As mesmas considerações se aplicam, conseguintemente, assim aos homens, quanto aos animais, no que concerne à pluralidade dos troncos. (Cap. X, n. os 2 e seguintes.)

40. Adão e seus descendentes são apresentados na Gênese como homens sobremaneira inteligentes, pois que, desde a segunda geração, constroem cidades, cultivam a terra, trabalham os metais. São rápidos e duradouros seus progressos nas artes e nas ciências. Não se conceberia, portanto, que esse tronco tenha tido, como ramos, numerosos povos tão atrasados, de inteligência tão rudimentar, que ainda em nossos dias rastejam a animalidade, que hajam perdido todos os traços e, até, a menor lembrança do que faziam seus pais. Tão radical diferença nas aptidões intelectuais e no desenvolvimento moral atesta, com evidência não menor, uma diferença de origem.

41. Independentemente dos fatos geológicos, da população do globo se tira a prova da existência do homem na Terra, antes da época fixada pela Gênese. Sem falar da cronologia chinesa, que remonta, dizem, a trinta mil anos, documentos mais autênticos provam que o Egito, a Índia e outros países já eram povoados e floresciam, pelo menos, três mil anos antes da era cristã, mil anos, portanto, depois da criação do primeiro homem, segundo a cronologia bíblica. Documentos e observações recentes não consentem hoje dúvida alguma quanto às relações que existiram entre a América e os antigos egípcios, donde se tem de concluir que essa região já era povoada naquela época. Forçoso então seria admitir­-se que, em mil anos, a posteridade de um único homem pôde povoar a maior parte da Terra. Ora, semelhante fecundidade estaria em antagonismo com todas as leis antropológicas.*

* Na Exposição Universal de 1867, apresentaram-­se antiguidades do México que nenhuma dúvida deixam sobre as relações que os povos desse país tiveram com os antigos egípcios. O Sr. Léon Méchedin, numa nota afixada no templo mexicano da Exposição, assim se exprimia:

“Não é conveniente se publiquem, prematuramente, as descobertas feitas, do ponto de vista da história do homem, pela recente expedição científica do México. Entretanto, nada se opõe a que o público saiba, desde já, que a exploração assinalou a existência de grande numero de cidades desaparecidas com o tempo, mas que a picareta e o incêndio podem retirar de suas mortalhas. As escavações puseram a descoberto, por toda parte, três camadas de civilizações, que dão ao mundo americano uma antiguidade fabulosa.”

É assim que todos os dias a ciência opõe o desmentido dos fatos à doutrina que limita a 6.000 anos a aparição do homem na Terra e pretende fazê-lo derivar de um tronco único.

42. Ainda mais evidente se torna a impossibilidade, desde que se admita, com a Gênese, que o dilúvio destruiu todo o gênero humano, com exceção de Noé e de sua família, que não era numerosa, no ano de 1656 do mundo, ou seja, 2.348 anos antes da era cristã. Em realidade, pois, daquele patriarca é que dataria o povoamento da Terra. Ora, quando os hebreus se estabeleceram no Egito, 612 anos após o dilúvio, já o Egito era um poderoso império, que teria sido povoado, sem falar de outros países, em menos de seis séculos, só pelos descendentes de Noé, o que não é admissível.

Notemos, de passagem, que os egípcios acolheram os hebreus como estrangeiros. Seria de espantar que houvessem perdido a lembrança de uma tão próxima comunidade de origem, quando conservaram religiosamente os monumentos de sua história.

Rigorosa lógica, com os fatos a corroborá-­la da maneira mais peremptória, mostra, pois, que o homem está na Terra desde tempo indeterminado, muito anterior à época que a Gênese assinala. O mesmo ocorre com a diversidade dos troncos primitivos, porquanto demonstrar a impossibilidade de uma proposição é demonstrar a proposição contrária. Se a geologia descobrir traços autênticos da presença do homem antes do grande período diluviano, ainda mais completa é a demonstração.

A Gênese – Allan Kardec.

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